COS’E’ UNA F.A.Q.?
Una FAQ (dall’inglese Frequently Asked Questions) e' una lista di domande ricorrenti poste dai frequentatori di una comunità virtuale, nel nostro caso FIGLI ADOTTIVI E GENITORI NATURALI (FAEGN).
Ad ogni domanda segue una risposta, che esprime il punto di vista dei frequentatori abituali della comunità.
QUAL E’ LO SCOPO DI FAGN?
E’ POSSIBILE, NON ESSENDO STATO RICONOSCIUTO ALLA NASCITA, TROVARE RIPORTATO SUL PROPRIO ATTO INTEGRALE DI NASCITA UN COGNOME “TEMPORANEO” O “FITTIZIO”?
COSA PENSIAMO DEI GENITORI NATURALI O “DI NASCITA”?
FUORI DALL’ITALIA E’ POSSIBILE CONOSCERE LE PROPRIE ORIGINI?
QUAL E’ LA POSIZIONE DELLE LEGISLAZIONI STRANIERE CIRCA IL C.D. “PARTO ANONIMO”?
A CHE SERVE IL “REGISTRO” DI FAEGN?
QUAL E’ LO SCOPO DI FAGN?
Questa comunità è nata dall'idea di poter scambiare esperienze, opinioni e pareri tra persone che in comune hanno il ruolo di figlio adottivo.
Raccontarsi significa confrontarsi e spesso anche aiutarsi reciprocamente.
Da giugno 2000 ad oggi abbiamo fatto tanti piccoli passi di consapevolezza e ci siamo resi conto di quanti grossi passi ci sono da fare ancora per capire le mille sfaccettature e altrettanti punti di vista che circondano la realtà dell'adozione.
Io penso che l'iter giusto per costruire questa comunità, che spero sfoci in qualcosa di realmente effettivo, sia proprio quello di partire da noi protagonisti dell'adozione per arrivare a dialogare su tutto quello che c'è intorno.
La comunità si chiama "Figli adottivi e genitori naturali" perché vuole trattare l'argomento adozione dal punto di vista di queste figure e ben venga chi ha interesse a conoscere questo punto di vista.
Questo spazio è per i genitori naturali che per caso, per sbaglio o perché anche loro ci stanno cercando, si affaccino su questa finestra, che noi figli lasciamo aperta per farceli entrare come e quando vogliono. Benvenuti: speriamo di avviare finalmente un dialogo tra noi!
Credo che sarebbe utile confrontarci anche su queste questioni prettamente "pratiche", con cui tutti abbiamo avuto a che fare.
L'argomento principe della nostra comunità è proprio la ricerca delle origini, motivo per cui poi molti di voi vi sono approdati. Ricerca di tutti i tipi di origini (biologiche, culturali, o personali, per la costruzione del proprio io). Ognuno di noi ha delle priorità diverse e forse è di questo che non dobbiamo stancarci di parlare, perché oltre tutto credo che siamo in tanti e questa voce non può rimanere ignorata dagli addetti ai lavori che intendono i figli adottivi come un oggetto (e ne tutelano il “passaggio di proprietà” ai nuovi proprietari).
Molti dicono lo scopo di questo sito è la ricerca delle origini: scusate, ma io non condivido; credo che lo scopo di questa comunità sia lo scambio di esperienze tra figli adottivi e le nostre esperienze non si risolvono solamente in questo. Credo che sia molto importante scambiarci anche i ricordi e le sensazioni, per chi come me ha sempre saputo della propria adozione. Forse chi non ha vissuto il periodo dell'infanzia e dell'adolescenza con questo "problema" stenta a comprendermi, ma vi assicuro che è stato questo il punto critico della mia vita molto più di quanto possa esserlo la curiosità verso i miei genitori naturali.
Importante è l'argomento della ricerca delle origini, ma il nostro limite consiste proprio nell'affrontare quasi esclusivamente questo argomento. Una volta verificato che ciò è importante e dopo esserci scambiate le proprie opinioni, rimane ben poco di cui discutere se non siamo disposti a parlare un po' di tutto.
Per me risulta difficile trattare argomentazioni su temi che personalmente risultano così profondi da risultare difficilmente esprimibili con interventi epistolari. Mi auguro di legare con qualcuno con cui poter condividere ansie, preoccupazioni, ma anche speranze e gioie di fronte al raggiungimento di anche piccoli traguardi.
Teniamo sempre presente che la comunità deve avere una apertura di dialogo senza confini (la triade genitore adottivo/naturale/figlio, quindi nessuno si senta escluso), ma l'obiettivo (scambio di esperienze simili, voglia di cambiare regole in merito all'argomento nel nostro paese, voglia di ricercare le proprie origini) sono chiaramente sentite in modo più forte dai figli adottivi.
Lo scopo di questa comunità, se ho ben capito, oltre a scambiarci esperienze, pensieri, sentimenti e tutto ciò che è inerente al nostro vero io, è quello di far uscire allo scoperto quei genitori naturali che per tanto tempo abbiamo cercato (nel mio caso) e cercate voi ancora oggi. Ma non ti sei mai posta la domanda, che, forse, questo grande e bellissimo mezzo di comunicazione è troppo innovativo per loro (i genitori di nascita, ndr)?
E' una bella sensazione sapere che finalmente posso parlare di questa mia "insolita" situazione con persone che hanno vissuto la mia stessa esperienza. Non avrei mai immaginato una cosa del genere, ed invece esiste ed è GRANDE. Raccontare i nostri pensieri più profondi, riguardo la nostra infanzia segnata da un punto di domanda, a persone che capiscono perfettamente come ti senti e cosa ti domandi ogni volta che ti guardi allo specchio, è veramente una terapia incredibile.
E’ POSSIBILE, NON ESSENDO STATO RICONOSCIUTO ALLA NASCITA, TROVARE RIPORTATO SUL PROPRIO ATTO INTEGRALE DI NASCITA UN COGNOME “TEMPORANEO” O “FITTIZIO”?
Sì, anzi, è stata la prassi per decenni. Per necessità burocratiche, il Tribunale dei Minori l’ufficiale dell’anagrafe o gli operatori sociali attribuiscono al bambino non riconosciuto, prima possibile, un cognome FITTIZIO, a volte di pura fantasia, a volte (è capitato ad alcuni) con un’assonanza con il cognome reale della madre naturale. Questo cognome “provvisorio” viene poi sostituito con quello dei genitori adottivi, una volta che l’adozione viene perfezionata (quindi finito l’anno di pre-adozione). In alcuni casi il vecchio cognome provvisorio è stato trovato ancora scritto negli originali integrali di nascita, magari anche accanto a quello definitivo di adozione. Queste sono eccezioni, poiché normalmente il Tribunale ha cura di cancellare subito qualsiasi riferimento ad un cognome precedente all’adozione.
Il tutto non va confuso con i casi di c.d. “adozione speciale”, ovvero adozione intervenuta in anni anteriori al (poi parificata alla c.d. “normale”) anche se gli effetti legali molto spesso erano gli stessi, o di “affiliazione”, istituto giuridico a parte (oggi non più applicato, preferendosi negli stessi casi ricorrere all’affidamento). Per questi complessi argomenti, si vedano le F.A.Q. riguardanti l’affiliazione, l’adozione speciale e i documenti relativi all’adozione.
Alcune testimonianze in proposito:
non sono stata riconosciuta alla nascita, avevo un cognome fittizio, non so se oggi si usa ancora riportare il cognome originale sul certificato di nascita, intendo quello integrale, ma 49 anni fa sì. L'aver scoperto la mia vera identità lo devo solo a persone stupende che credevano nel sapere, credevano e credono che ogni persona ha il diritto di sapere chi veramente è. Senza di esso è come se mancasse sempre una parte di te, è come non avere un passato.
Purtroppo nel periodo della mia infanzia era un problema essere adottati specialmente se come me portavi un cognome diverso dal resto della famiglia adottiva e troppe spiegazioni mi venivano chieste dai miei compagni.....spero che oggi sia meno problematico. (Probabile caso di affiliazione, ndr)
Il nome temporaneo che aveva, era XX. Da quanto ci e' stato detto, questi nomi gli sono stati dati "d'ufficio" dal funzionario comunale di XY.
In ospedale, gli infermieri lo chiamavano X.
Il mio cognome alla nascita mi è stato attribuito dal giudice tutelare e mi è stato rivelato dall'assistente sociale dell'istituto.
Raramente, quindi, i genitori adottivi hanno notizie diffuse dei genitori biologici. Uniche eccezioni sono il cognome ed il nome "originario" del minore, comunque citati nell'Atto Integrale di Nascita. Gli altri dati vengono custoditi dal TdM (Tribunale dei Minorenni).
Leggendo i documenti di cui sono in possesso emerge dalla cartella dell'ospedale che sono secondo genita, nata da parto normale e, a fianco del nome del nascituro (poi mantenuto dai miei genitori) un cognome......
Penso che questo cognome mi sia stato dato dalle infermiere dell'ospedale e che sia stato inventato dacchè ho condotto delle ricerche e risulta inesistente.
Secondo il legale che mi sta aiutando e ' questo il "buco" da colmare poiché dalle ricerche risulta che io per esempio sono stato adottato "nel senso legale" solo un mese prima di iniziare le scuole elementari. L' anno e mezzo di asilo l' ho fatto con il cognome di X ...
Ma tutti questi dettagli, io non li ho mai saputi fino ad oggi !
Dato che so nome e cognome che mi aveva dato la mia mamma naturale, ho richiesto a Roma il mio certificato anagrafico, ma perché mi è arrivato con una parte tutta cancellata a biro e una scritta a mano "come tale non risulta"? (questo è un caso di affiliazione, ndr)
Domanda:
Una cosa curiosa è che io ho un cognome che ricorre in tutti i documenti originali del tribunale e anche nel certificato di battesimo (ho verificato l'originale, era stato segnato a matita, e poi accanto è stato segnato il nome da adottato) ma non so se questo cognome è stato assegnato d'ufficio dal tribunale oppure è il mio cognome originale ....
Risposta:
Il cognome riportato sull'atto di battesimo potrebbe essere quello originale se la tua mamma di nascita ti ha riconosciuto. Lo dico perché mia figlia è stata riconosciuta dalla sua mamma di nascita (ma non dal padre) e quindi le è stato dato il cognome della madre, che infatti compare anche sul suo certificato di battesimo. Il cognome sul certificato di battesimo viene cambiato dopo, una volta completato l'iter adottivo.
COSA PENSIAMO DEI GENITORI NATURALI O “DI NASCITA”?
Negli anni le cose cambiano. Secondo me, le madri che hanno scelto (era veramente una scelta libera?) di dare in adozione i loro figli e di non riconoscerli, sono "cresciute" anche loro negli anni che ne sono seguiti.
Quel che è peggio è che se LORO vorranno andare alla ricerca, non hanno (quasi) nessuna possibilità di riuscirci, mentre i figli - pur con molte difficoltà - qualcosa possono tentare.
Io, come mamma adottiva, ho sempre pensato alla mamma biologica di mio figlio (al papà un po' meno a dire il vero) come la "con-mamma". Quel che lei ha scelto di fare - oggi 18 anni fa! - ha reso possibile a me di diventare mamma di uno splendido ragazzo.
In tutti questi anni le ho "mandato dei messaggi mentali" per dirle che suo figlio era felice, che le cose andavano bene e che speravo che anche lei potesse aver ripreso la sua vita, nonostante la sua scelta sicuramente difficile. Insomma, le sono grata e le voglio bene, chiunque sia e qualunque sia la sua situazione!
Spero che sono riuscita a trasmettere questi sentimenti anche a mio figlio. Certo, lui ha passato degli anni ad essere arrabbiato con lei. Credo che per un adottato sia molto difficile accettare "di non essere voluto" da chi ti ha dato la vita.
Mi sembra che sia importante far sapere alle madri naturali che il loro senso di colpa e' forse capibile, ma sicuramente ingiusto, inutile e contro produttivo. In poche parole, bisognerebbe rompere anche questo tabù.
In questo nostro paese la madre che "abbandona" il figlio non deve essere in nessun modo compianta ne tanto meno aiutata, per fare un altro esempio è un po’ come il malato di Aids che sicuramente si è meritato il suo dolore (quando si parla di drogati o omosessuali chiaramente).
Io credo invece che bisogna vederla in modo positivo e cioè che il figlio esiste e di questo deve essere felice; che una famiglia adottiva ha potuto coronare la gioia di avere e crescere un figlio, di essere cresciuti e amati in maniera forte, forse ancor di più di un figlio naturale.
Consiglio di leggere per intero il trattato seguente scritto dalla D.ssa Piera Serra (psicoterapeuta, membro ordinario della Società italiana di psicologia e psicoterapia relazionale. Giudice onorario del Tribunale per i minorenni di Bologna) di cui riporto solo una parte:
"Un primo pregiudizio è la minimizzazione della genitorialità della madre e del padre di nascita, minimizzazione che si rivela per esempio nella loro denominazione come “genitori biologici” o “naturali”. I due termini, mutuati rispettivamente dal linguaggio scientifico e dal linguaggio giuridico dove non hanno connotazioni di tipo riduttivo, vengono purtroppo utilizzati anche al di fuori degli ambiti specialistici: nel discorso dei non specialisti essi assumono connotazioni riduttive, venendo intesi come “genitore solo biologico” o “genitore solo naturale”. In questa minimizzazione viene oscurata una differenza tra maternità e paternità: mentre possono esserci casi in cui il padre è tale solo in senso biologico (quando è inconsapevole di aver generato), la madre prima della separazione dal figlio è sempre inevitabilmente stata sua madre a tutti gli effetti, anche nei casi di separazione al parto, se non altro per aver deciso di non riconoscerlo. (…) [per il seguito si veda: Adozione e Affidamento: il ruolo della madre e del padre di nascita - Piera Serra]".
Peraltro, l'uso di termini come: genitori/mamme rinunciatarie, nazione di bastardi (Bastard Nation), C.I.A.O. (Caring Italian Adopted "Orphans") ed altri sono prettamente legati al loro valore ironico/sarcastico (shock factor).
Percio' l'uso della parola "genitore di nascita" mi sembra adatto anche nella lingua italiana. Rispetta sia il ruolo dei genitori adottivi che dei figli adottati sotto tutti gli aspetti.
Il problema da me sollevato più volte è: come tutelare il diritto alla privacy dei genitori biologici? Le mamme che scelgono di partorire in segreto (invece di abortire) e di non riconoscere il bambino lo fanno perché sanno di non poter essere individuate. Le persone con gravi problemi personali ai quali viene tolta la patria potestà spesso si ricostruiscono un difficile equilibrio che potrebbe essere turbato dal riemergere di un passato forse rimosso, sicuramente accantonato.
Per quanto riguarda la privacy della madre di nascita, ritengo che gli anni sono passati per tutte le persone (quindi anche per i genitori di nascita) dal momento in cui c'e' stato l'adozione (e l'eventuale "abbandono", per quanto sia tremendo questo termine).
Voglio dire, non molti secoli fa', a noi donne non era consentito far vedere le caviglie, mentre oggi tutti noi abbiamo idee davvero diverse al riguardo. Questo non ci fa condannare quella moralità di un tempo, ne' ci fa sentire vergognosi oggi.
Semplicemente, oggi siamo persone diverse perché viviamo in un mondo (e secolo) diverso rispetto ad allora.
Ecco quello che credo: quando la madre di nascita (per esempio quella di mio figlio, che oggi ha 18 anni) ha "abbandonato" suo figlio, si trovava in una certa situazione, con una certa moralità intorno a lei e con il futuro davanti a se che IN QUEL MOMENTO poteva immaginarsi. Io penso (e spero) che OGGI la sua situazione sia cambiata, che le persone intorno a lei siano cambiate, cioè la moralità o la cultura sono cambiate.
Quindi - forse – lei la pensa in modo diverso oggi.
Non lo sapremo mai .... se non glielo chiediamo!
Se poi - alla luce delle cose di oggi – deciderà di non voler alcun contatto con suo figlio, beh ... vedremo! Un passo alla volta!
Interessandomi di adozione ho capito che in Italia OGGI (secondo me per fortuna) bisogna fare di tutto per farsi "togliere" un bambino. L'assistenza alle famiglie biologiche in difficoltà e' massima ed i servizi cercano in ogni modo di dare seconde e terze opportunità alle famiglie/mamme biologiche. La situazione USA e' sicuramente diversa.In Italia i bambini diventano quindi adottabili (spesso troppo tardi, come il mio), come stabilisce la legge, in presenza di situazioni irrecuperabili, che si possono classificare nelle tre/quattro categorie che conosciamo, e che non elenco per delicatezza.
Per chi si trova in tali situazioni ed arriva ad "abbandonare in modo permanente" (cito la legge) il bambino sarebbe devastante vedersi semplicemente bussare alla porta un passato sicuramente doloroso e quasi certamente non elaborato.
Questo non lo dico io, lo dicono gli psicologi che studiano il problema.
Senza parlare delle "madri segrete" (poche, purtroppo), che in caso avessero anche il dubbio di poter essere identificate, semplicemente farebbero una scelta diversa. Ti assicuro che i miei contatti tra gli operatori mi confermano che e' così.
Come conciliare, quindi, l'inderogabile diritto alla privacy di chi ha abbandonato (e' l'unico diritto che gli/le rimane!), con la legittima curiosità del figlio adottivo (il genitore adottivo non c'entra niente)?
La legge non concilia. Semplicemente tutela il genitore biologico.
Intervengo su un punto di questa discussione: il diritto alla privacy della madre di nascita.
E' vero, la donna che ha rinunciato al proprio figlio ha diritto alla riservatezza, ma mai questo diritto dovrà ledere del tutto quello del figlio all'identità, anche perché questo oscurerebbe un principio di responsabilità. Tutelare la donna che rinuncia al figlio non significa negare la responsabilità per avere compiuto tale atto e di questa responsabilità la donna dovrà sostenere il peso nel momento in cui il figlio che la cerca la porrà davanti alla scelta se incontrarlo o meno. Infatti, nel momento in cui il Tribunale per i Minorenni lasciasse alla donna la possibilità di scegliere l'incontro o rifiutarlo, tutelerebbe automaticamente la sua privacy e, nel contempo, concederebbe al figlio la possibilità di domandare, lasciandogli una strada aperta.
In questo modo davvero non riesco a vedere un conflitto di interessi, ma solo un equo compromesso tra diritti tutti ugualmente legittimi.
Ma questi fantomatici genitori naturali, dove sono!!???
Vabbè che alcuni saranno anziani , e altri non informati sul mondo tecnologico d'oggi, però credo che qualcuno ci segua, ma non si scopre, pur nell'anonimato totale. Gli adottati sono migliaia, solo in Italia, possibile che nessuno abbia un po' di coraggio??
Meno male che qualcuno ci pensa dall'Australia.... Cos'è, lì ci sono meno sensi di colpa di stampo vetero-cattolico?
MA I GENITORI NATURALI, CUI VIENE DATA LA GRANDE OPPORTUNITA' DI ESPRIMERSI (anche con nicknames!!!), DOVE SONO?
POSSIBILE CHE NON ABBIATE VOGLIA DI SAPERE ANCHE VOI COSA NE E' STATO DI NOI IN QUESTI ANNI? NON ABBIATE TIMORE DEI SENSI DI COLPA.
Io personalmente non colpevolizzo nessuno, perché non conosco le motivazioni che hanno portato mia madre naturale ad una decisione così forte.
Spero tanto di poterlo sapere un giorno, intanto sono sicura che la prima cosa che le direi è "GRAZIE !".
FUORI DALL’ITALIA E’ POSSIBILE CONOSCERE LE PROPRIE ORIGINI?
Non c'è una legge specifica in Olanda che vieti o permetta di cercare. C'è una giurisprudenza (sentenze nel passato) e - come spesso avviene in Olanda, vedi eutanasia - le cose vanno avanti secondo l'opinione pubblica del momento, eventualmente poi corrette appunto dalla giurisprudenza.
Una grande apertura riguardo al diritto di sapere e' stata effettuata dalla Signora Riet Monteynen (Monteijnen?) di Eindhoven che circa 8 anni fa ha campeggiato (si, in tenda!) davanti ad un istituto per giovani madri non sposate, che voleva bruciare i dossier!
Un giudice ha sentenziato in suo favore e da allora c'e' appunto molta più apertura. Oggi - da quanto ho capito - non si negano le informazioni a nessun richiedente.
Vedete che l'azione di semplici cittadini può fare differenza ...
Anche internazionalmente viene riconosciuta sempre di più l'importanza dell'informazione sulla discendenza dei figli adottati. Nel 1986 le Nazioni Unite scrivevano in una loro risoluzione: "Il bisogno di un figlio affidato o adottato di conoscere la propria provenienza deve essere riconosciuto dalle persone che sono responsabili della cura e dell'educazione di quel figlio, a meno che ciò sia in contrasto all'interesse del figlio stesso."(Articolo 9 di UN Declaration on Social and Legal Principles relating to the Protection and Welfare of Children, with Special Reference to Foster Placement and Adoption Nationally and Internationally, risoluzione 41/85 accettata in Assemblea Generale dalle Nazioni Unite il 3 dicembre 1986).
La responsabilità di dare tale informazione si trova presso le persone che prendono cura del figlio, in molti casi quindi presso i genitori adottivi.
L'interesse delle persone di ricevere le informazioni "necessary to know and to understand their childhood and early development" (di conoscere e comprendere la loro infanzia e i suoi recenti sviluppi) ha trovato pure conferma nella giurisprudenza in articolo 8 del Trattato per la Protezione dei Diritti Umani e le Libertà Fondamentali ed e' stato sottolineato in articolo 17 del Trattato Internazionale riguardo ai Diritti Civili e Politici, così come negli articoli 7 e 8 del Trattato riguardo ai Diritti del Bambino.
E' talmente forte la rabbia che provo nel constatare che una cultura diffusa nel nostro paese nega un diritto fondamentale, umano, fisiologico, innegabile che non riesco neanche a scriverlo.
E' talmente forte la consapevolezza che strumentalizzare i sensi di colpa (già forti) dei figli adottivi verso i genitori adottivi è estremamente scorretto che non riesco a scriverlo.
E' talmente forte la convinzione che un genitore adottivo non ha bisogno di garanzie materiali, ma solo la consapevolezza del proprio amore , che non riesco a scriverlo.
Penso che sia un'idea meravigliosa impostare le adozioni in una maniera più legata alla madre di origine.
Perché in questo benedetto Paese ( il nostro ovviamente! ) non si arriva mai a pensarla come dalle altre parti....siamo forse dei grandi egoisti?
Forse mi sbaglio ma mi è sembrato che negli USA (rispetto all' Italia) vi siano madri naturali più "coraggiose" nel tentare una ricerca verso i figli dati in adozioni.
O forse è perché si tratta di un' altro tipo di visione del mondo tecnologico?
Bisogna ricordarsi che negli Stati Uniti e' molto più diffuso l'uso giornaliero di Internet in casa... e anche l'ambiente sociale e' molto diverso. Ognuno si sente più libero di esprimere le proprie idee senza pregiudizi.
Per quanto riguarda l'idea di presentare la nostra posizione al Parlamento italiano, sono d'accordo e mi sono impegnato a documentare prima la legislazione Europea in materia per dimostrare che non siamo al passo con i tempi! Per esempio, in Germania tutti i figli adottivi a 16 anni hanno libero accesso alle loro pratiche d'adozione incluso il certificato originale di nascita con relativa maternità! (vedi legge del 2 luglio 1976, art. 1, par. 1741-1772)
QUAL E’ LA POSIZIONE DELLE LEGISLAZIONI STRANIERE CIRCA IL C.D. “PARTO ANONIMO”?
Torniamo al diritto alla privacy della madre biologica.
Qui, in Olanda, c'e' un'organizzazione (FIOM) alla quale ci si può rivolgere (sia genitori adottivi/biologici che figli adottati) per andare alla ricerca. Li ci sono dei professionisti che 1) fanno la ricerca per te e 2) aiutano - se necessario - psicologicamente e soprattutto 3) fanno da tramite tra le parti.
Il personale della FIOM prende contatto con (per esempio) la madre biologica in modo discreto; cioè non fa sapere nulla ad eventuali famigliari come marito, nuovi figli ecc. Parla con lei e le da la possibilità di dare la sua idea rispetto ad un incontro con il figlio. Talvolta, questi contatti durano dei mesi, prima che l'incontro abbia luogo. Tutti hanno il tempo di pensarci, magari di scriversi prima oppure di sentirsi soltanto telefonicamente.
Ci sono anche dei casi in cui la madre non vuole proprio. Spesso però consente di rispondere a domande poste dal figlio, talvolta fornisce una foto di se stessa. E in tutte queste fasi, c'è l'assistente sociale fa da spalla alle persone coinvolte. Da quanto ho potuto vedere fino ad oggi: funziona molto bene e comunque finisca (con o senza incontro) il ricercatore ne sa più di prima e riesce un po' di più "a dare un posto in se stesso" al fatto di essere stato adottato.
Comunque, finché in Italia le cose stanno come stanno, penso che il registro su questo sito dia tutta la privacy dovuta: infatti se il ricercato non volesse essere trovato, non fa altro che non rispondere.
E' vero, la donna che ha rinunciato al proprio figlio ha diritto alla riservatezza ma mai questo diritto dovrà ledere del tutto quello del figlio all'identità, anche perché questo oscurerebbe un principio di responsabilità. Tutelare la donna che rinuncia al figlio non significa negare la responsabilità per avere compiuto tale atto e di questa responsabilità la donna dovrà sostenere il peso nel momento in cui il figlio che la cerca la porrà davanti alla scelta se incontrarlo o meno. Infatti, nel momento in cui il Tribunale per i minorenni lasciasse alla donna la possibilità di scegliere l'incontro o rifiutarlo, tutelerebbe automaticamente la sua privacy e, nel contempo, concederebbe al figlio la possibilità di domandare, lasciandogli una strada aperta.
In questo modo davvero io non riesco a vedere un conflitto di interessi ma solo un equo compromesso tra diritti tutti ugualmente legittimi.
A CHE SERVE IL “REGISTRO” DI FAEGN?
Lo scopo del registro di Faegn è poter inserire uno spazio dove chiunque lo desideri possa scrivere notizie e dati in suo possesso sulla propria storia. Ciò anche per poter rendere possibile un eventuale "riconoscimento" tra genitori o parenti naturali e figli adottivi.
Ho visto il registro e mi sembra che non manchi nulla, quindi si può procedere. Chiaramente è del tutto facoltativo, chi non vuole inserire i dati non è assolutamente obbligato a farlo. Buona l'idea di creare nuove pagine con elenchi vari: istituti cognomi usati per i figli non riconosciuti e quant'altro ci viene in mente.
Nel "Registro" per il cognome e nome di nascita s'intende il nome fittizio (quando non riconosciuto dalla madre) assegnato dall'Ufficiale dello Stato Civile al momento della registrazione della nascita all'anagrafe. Alcuni di noi potrebbero averlo trovato in alcuni documenti relativi alla propria adozione.
COME PUO’ AIUTARCI FAEGN A COMUNICARE I NOSTRI DATI AI GENITORI NATURALI?
Lo scopo di questa comunità se ho ben capito, oltre a scambiarci esperienze, pensieri, sentimenti e tutto ciò che è inerente al nostro vero io, è quello di far uscire allo scoperto quei genitori naturali che per tanto tempo abbiamo cercato. Ma non ti sei mai posta la domanda, che, forse, questo grande e bellissimo mezzo di comunicazione è troppo innovativo per loro (i genitori di nascita, ndr)?
Faccio mente locale per immaginare la mia madre naturale che usa il PC e dialoga con noi: è impossibile, anche se lei ha solo 20 anni più di me.
Con questo non voglio demoralizzare nessuno di voi, ma bisognerebbe trovare anche altre soluzioni, sopratutto sensibilizzare chi ha varato queste leggi assurde riguardo l'anonimato di chi partorisce. Bisognerebbe dare la possibilità, anche a noi "figli abbandonati", se un domani se lo volessimo, poter conoscere il nome di chi ci ha generato, certo questo dovrebbe avvenire con il consenso delle parti.
La nostra comunità è aperta a genitori di nascita (naturali) e al pubblico in generale!
Speriamo che in futuro si abbia la fortuna di attrarre sempre in maggior numero quelle persone che ci hanno donato la vita. (In altri paesi esistono siti gestiti esclusivamente per madri e padri di nascita). Non sono ancora riuscito a trovare altri siti simili in Italia... chi ne fosse a conoscenza si faccia avanti!
PERCHE’ CERCARE LE PROPRIE ORIGINI?
Mi sono costruita una identità “a morsi” ed è questo un concetto che credo appartenga a tutti noi. Forse è un po’ più accentuato in coloro che come me hanno sempre conosciuto la loro condizione di figlia adottiva. Ma è proprio partendo da questa identità sofferta e dalla consapevolezza che vi sono necessità che non si spiegano solo razionalmente ma che si devono solo accettare e null'altro, che mi chiedo: ne vale la pena? E perché?
La voglia di cercare è fisiologica e non capisco perché tu te ne meravigli, è come vedere un opera d'arte e non conoscere le sue origini per apprezzarla meglio. Io sento di essere pronta a sapere perché comunque non mi cambierebbe nessun equilibrio acquisito, mi aiuterebbe forse (e dico forse) a capirmi meglio. Non so come spiegartelo: sento che mi mancano dei pezzi per individuarmi, sono tutta una costruzione senza riferimenti e senza nulla di accettato così come era. Provo a farti un esempio: nella famiglia del mio ex marito c'è l'abitudine di narrare le vicende di famiglia e ad evidenziare i vari personaggi, e questo, ti garantisco, serve molto per aiutare le generazioni successive a costruirsi la propria identità, così come le somiglianze fisiche sono un aiuto per identificarti. Mi manca qualcosa che non ha niente a che vedere con l'amore e il rapporto con i miei genitori adottivi.
Devo ancora chiarire a me stessa se voglio arrivare davvero fino in fondo e se sono pronta a farlo ora. Attualmente non riesco a dedicare tempo alla ricerca delle mie origini, e una cosa così importante sembra paradossalmente marginale nella mia vita. Non c'è giorno che non pensi al fatto che la persona che mi ha abbandonata può essere da qualche parte, non c'è giorno che non cerchi di darle un volto, e credo che tutti qui capiscano cosa intendo dire. Eppure non so ancora se sarei pronta ad avere di fronte “chiunque”, non so se mi spiego, non sarebbe un impatto da poco.
PERCHE’ IL “BUCO NERO” DELLE NOSTRE ORIGINI CI FA ANCORA OGGI COSI’ MALE?
Mi rendo conto che esistono delle somiglianze fortissime su cose che non possono sicuramente essere trasmesse attraverso l'apprendimento e ogni volta che le vedo ritorno al mio pensiero "a chi somiglierò", "con chi mi posso identificare?". Se da un lato non avere questa risposta ti da un senso di libertà perché ti fa credere di poter essere tutto e il contrario di tutto, dall'altro lato devi fare un percorso lungo e tortuoso per identificarti, per collocarti.
Quando ho iniziato la ricerca ero più entusiasta, ci credevo di più, ora per la verità la porto avanti in modo non troppo convinto. A volte guardandomi bene intorno penso che "quella persona" può essere davvero "chiunque", e misurarsi con questo "chiunque" potrebbe essere molto difficile. Tuttavia sono ancora convinta che le situazioni, per quanto dolorose siano, si possano sempre affrontare e superare, il silenzio invece non ha uscite nè rimedi.
La discussione sulla ricerca delle origini è qualcosa di così complicato, sfaccettato, ambiguo…ha tanti volti quanti siamo noi figli, ed io come dicevo altrove, ci sto ancora facendo i conti: sapere? Non sapere? Illudersi che quel pezzo di storia, che quei volti mancanti non siano mai esistiti? La legge ha preferito tagliare corto con il problema, come sappiamo tutti, e negare direttamente quello che per tutti gli altri è un diritto inalienabile. Il nodo della questione secondo me è proprio: vorrei tanto fare qualcosa per cambiare la legge esistente, o almeno proporre dei cambiamenti concreti, ma purtroppo non ho proprio idea di come cominciare.
In ognuno di noi c'è l'inconscia speranza di avere origini "idilliache", e questo da vita ad immaginario positivo; credo di voler risalire alle mie origini, ma non voglio rinunciare al mio immaginario positivo, il che non significa non voler prendere atto della realtà, qualunque essa sia.
Da figlia adottiva quale sono devo dire che è stato un bene non essere cresciuta fino a diciotto anni con quella "consapevolezza" perché ho avuto così una infanzia con la forza della certezza della "normalità".
Conoscere le proprie origini é un diritto del figlio adottivo, e quindi un dovere dei genitori adottivi informare.
Il problema dell'adozione non mi abbandona mai, a volte preferisco relegarlo in un angolino della mia mente, e cercare di vivere la mia vita al meglio. In altri periodi invece quasi non riesco a pensare ad altro, riprendo in mano il telefono, tento contatti nuovi e, ahimè, arrivano nuove delusioni.
Non riesco più a cercare perché credo non ci sia più nulla da fare, ho tentato ogni strada e ho parlato con un sacco di persone ed ora, dopo crisi, entusiasmi inutili e tentativi, non so più in che direzione andare. Non voglio smettere di lottare, almeno sul piano formale, continuando a insistere per i nostri diritti, opponendomi alla legge che li vieta.
Ma se voglio essere realistica devo ammettere che non posso più fare nulla e che non conoscerò mai chi mi ha messo al mondo (chiamarla madre non mi riesce, se lo facessi non sopporterei di non poterla trovare). Davvero, con tutto il mio impegno e la mia razionalità, io non riesco a capire come potrò mai accettare di non vedere mai quella donna; questa cosa mi intristisce sempre di più, mi rendo conto di essere spesso depressa e demotivata, ma non so cosa farci.
Non so dove mettere tutte le fantasie che la riguardano, le emozioni che ho provato in questi anni, la rabbia che non controllo molto bene e tutto quello che ho sognato su di lei. Non sono da sola, mi faccio aiutare e questo mi sostiene moltissimo, ma ho paura che anche se risolvessi il problema ora, magari tra 10 o 20 anni tutte queste brutte sensazioni potrebbero risvegliarsi e di nuovo io mi troverei a ruotare nel vuoto intorno a questa ossessione, con in più con la paura che man mano che il tempo passa lei potrebbe non essere più in vita.
A volte ci penso e mi mette tristezza il fatto di non sapere niente di me, nemmeno il motivo per cui da piccola qualcuno non ha più voluto o potuto tenermi con se dopo avermi fatta nascere. Devo dire che i momenti più difficili si passano da piccoli, quando a scuola ti fanno fare i temi sulla famiglia o quando ti chiedono mille volte a chi assomigli, o ancora quando si parla tra amici e tu non sai come cambiare argomento. Però da piccoli si riusciva anche a sdrammatizzare di più, cosa che con il passare del tempo, la maturità, la vita... non è più così facile. Sono sposata da quasi 10 anni ma non parlo quasi mai di questo argomento a casa, ho paura di creare preoccupazione. Non ho figli e anche se sia io che mio marito non ci sentiamo ancora pronti, e il mio lavoro dinamico (insegno fitness) mi "obbliga" a rimanere in forma il più a lungo possibile, penso che ci sia anche un altro motivo (più profondo e nascosto) che mi fa essere così esitante all'idea di una gravidanza. Non so cosa vuol dire sentirsi legata ad una persona in modo viscerale, assomigliarle e sentirsi parte di lei in maniera indissolubile per l'eternità. Ho paura che questa "freddezza" mi abbia un po' influenzata nei rapporti con le persone, anche della mia famiglia adottiva. Quindi forse mi spaventa aver un figlio perché non so bene come comportarmi. Non sento quella dolcezza, quella tenerezza che ogni mamma trasmette al proprio figlio dalla nascita per tutta la vita, e che poi il figlio a sua volta può trasmettere al suo futuro bambino.
Anch' io mi trovavo (e mi trovo tuttora) a disagio quando si parla di questo, forse ora che sono madre di due bimbe mi pesa ancor di più; fortunatamente le mie due bimbe assomigliano per molti aspetti a mio marito.
Non ti nascondo, però, che ciò mi fa male (sì, mi fa male!) è non poter dire loro: hai gli occhi della nonna, piuttosto che il nasino della zia, le mani del nonno, ecc. .. Comunque sarà sempre dovuto alla maternità il fatto che anche in me si sia ridestato d'improvviso il desiderio di conoscere la mia identità nascosta, è come se una voce fortissima venisse dal punto più profondo del mio cuore dicendomi "vai e cerca !".
Però è così forte per essere una voce sola, sembra quasi che qualcun altro stia facendo la stessa cosa, forse...proprio lei ?
CERCARE O NON CERCARE…?
Non so cosa sia giusto fare rispetto alla consapevolizzazione del figlio della propria storia di adottato, nel mio caso mi rendo conto che l'età dei miei genitori e la loro cultura non gli ha permesso di fare questo passo. Quando il caso lo ha fatto per loro si sono sentiti liberati da un peso ed io non ho subito nessun trauma perché la certezza che avevo interiorizzato del loro amore non ha scalfito assolutamente nulla, ripeto assolutamente nulla, ha solamente stimolato in me la voglia di cercare di conoscermi meglio (come è normale) anche in quella direzione.
Chi è stato adottato a pochi mesi di vita come me, spesso deve confrontarsi con persone, anche esperti in questo campo, che sostengono che non esista nessun problema, visto che secondo loro non c'è stato trauma. Per me non è così: il tormento di non potere conoscere la mia madre naturale, gli anni che ho speso a cercarla inutilmente, sono problemi dolorosi e il non sentirmi capita mi fa sentire a volte davvero sola.
Dal momento che ho scoperto di essere stata adottata, non ho mai avuto dubbi sul desiderio di conoscere le mie origini, e credo che questa sia una cosa che ci accomuna un po’ tutti. Ma mi rendo anche conto, col passare del tempo, che non so se sono oggettivamente così forte da reggere una storia che sicuramente sarà stata come minimo dolorosa e amara, e penso anche, in tutta sincerità, che potrei subire un trauma non indifferente se vedessi che questa persona che mi ha abbandonato corrisponda a quel genere di persone con cui non ho mai voluto avere nulla a che fare, con cui avrei in comune meno di niente. Probabilmente alla base ho una grande paura e basta.
Confesso che non e' mai stato un vero desiderio ma solo curiosità, dal momento che ho trovato una famiglia adottiva che non mi ha mai fatto mancare o pesare niente. Ma nelle lunghe discussioni con la mia famiglia, e sempre emersa la presenza di alcune mie sorelle di cui si e' persa traccia (per colpa della burocrazia un tempo e della privacy oggi). Per cui non mi e' mai importato nulla della mia vera madre, ma bensì di che sorte sia toccata alle mie sorelle, un unico pensiero e' rivolto a loro e solo a loro!
L'articolo tanto citato si trova su: www.adozioniminori.it, bibliografia e articoli di giornali, sotto: "figli adottivi: è giusto che sappiano............?”. Vi invito inoltre a consultare le pagine aggiornate su “suggerimenti" a sinistra (film, collegamenti ad altri siti, libri ecc.) perché ci permettono di formarci una cultura sull'argomento e ci danno elementi per confrontarci. Credo che questo sia il modo per dare un contributo sociale anche se piccolo facendo sentire anche fuori dalla comunità la voce del figlio adottivo.
I figli adottivi sono persone diverse una dall'altra e proprio per questo non hanno tutti le stesse esigenze, c'è chi ha esigenza di cercare le proprie origini e chi no, c'è chi ha avuto un'adozione felice e chi no, come nella vita del resto.
Io non ho ancora capito bene se lo voglio fare (di conoscere faccia a faccia chi mi ha messo al mondo) oppure no, però almeno vorrei poter scegliere. E' una decisione difficile e delicatissima sia per noi che viviamo da anni senza sapere una parte fondamentale della nostra esistenza e, credo, sia per chi ha dovuto/voluto allontanarsi da noi. Spero di trovare aiuto e sostegno in questo sito. Sinceramente non è un pensiero che mi assilla giornalmente, che mi tormenta o mi impedisce di vivere serenamente, però è sempre dentro di me quella strana sensazione e consapevolezza di "non sapere".
So che per molti, e lo è stato anche per me, la ricerca del passato è soprattutto la ricerca di una accettazione da parte di chi a suo tempo non ti ha accettato, ma io il mio percorso l'ho fatto dentro di me e non cerco i miei genitori naturali per farmi accettare da loro. Sono convinta che la scelta che fu fatta allora era per loro la migliore, oggi sono qui per farmi aiutare a cercarli soltanto perché ho la sensazione che qualcuno di loro mi stia cercando, come se avesse poco tempo a disposizione.
Anche a me è successa la stessa cosa, si è da poco ridestato questo desiderio, ma è stato più forte delle altre volte, come se da qualche parte anche mia madre stia cercando me. Chissà, forse questo è il grande mistero dei cosiddetti legami di sangue…
COS’E’ L’ANFAA?
L’ANFAA è l’Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie. Con tale organismo si è creato un rapporto dialettico a volte costruttivo, spesso vivace, a volte di attrito.
Ecco alcune testimonianze in merito:
Ho letto l'articolo e devo dire che ancora una volta la posizione dell'ANFAA mi ha fatto molto arrabbiare. Ho letto alcuni libri dei membri dell'ANFAA e ho partecipato ad una loro conferenza dove sono stata violentemente attaccata da loro proprio su quest'argomento. Sono assolutamente convinta che la proposta di legge di cui parla l'articolo sia corretta: non tutti i figli adottivi vogliono sapere le proprie origini ma privare una persona di questo diritto è ledere la sua identità, la sua possibilità di completarsi in quanto individuo. Non riesco ad accettare, per quanto mi sforzi, l'idea opposta, espressa nell'articolo, che lo stato di "adottabile" debba recidere i legami con la famiglia biologica. Questo vale senz'altro a tutela dell'adottato fin tanto che è minorenne ma, raggiunta la maggiore età, non vedo più alcun bisogno di negargli la conoscenza delle sue radici. Nessuno dice che con questo la madre naturale sarà costretta a svelarsi, lo farà, ovviamente, solo se consenziente e se appoggiata dal Tribunale per i Minorenni, ma è un diritto soggettivo del figlio che la legge preveda la possibilità di ricongiungersi ad essa, qualora ce ne siano le condizioni.
Conosciamo bene la posizione dell'ANFAA a riguardo...
e purtroppo la legge n. 476 del 31 dicembre 1998 ci ha fregato un'altra volta!
Non conosco l'ANFAA perché ho adottato con altro ente, e ritengo anch'io (da figlia adottiva) che alcune tematiche siano viste "troppo" dal punto di vista di chi adotta, ma ti garantisco che all'interno di queste associazioni operano persone che hanno a cuore i problemi dei bambini in stato di abbandono. Se ti recassi all'interno degli istituti che ospitano questi bambini e vedessi con i tuoi occhi come vivono, qual è il loro stato fisico e morale e come dondolano con la testa e con il corpo, avanti ed indietro, avanti ed indietro al solo scopo di "autoccolarsi"; se ti trovassi davanti bambini che non hanno cibo né farmaci, che non hanno giochi e soprattutto non hanno speranza, forse troveresti il problema della ricerca delle origini molto, ma molto relativo. Il lavoro che queste persone svolgono è molto importante non per noi che discutiamo via Internet, ma per quanti in questo momento negli istituti non hanno niente e nessuno. Le associazioni hanno i loro pregi ed i loro difetti ma sono sempre pro-bambini.
Non volevo criticare l'ANFAA come associazione, è grazie a lei se in Italia ci si occupa tanto di adozione ed affidamento ma solo evidenziare la rigidità della loro idea sulla modifica della legge.
E' vero, sull'argomento abbiamo differenti opinioni, io, ad esempio, sono d'accordo.
Credo che riguardo all'Anfaa, sia per ora più importante comunicarle che, se esistono figli che non desiderano conoscere le proprie origini, ne esistono anche molti che sono profondamente turbati dal vuoto che circonda il proprio passato. L'Anfaa sottovaluta il problema e lo considera proprio di una fase adolescenziale di crisi, come se fosse di facile soluzione una volta cresciuti. Per questo dovremmo provare a mostrare loro che il desiderio di conoscere i propri genitori naturali può essere una continua fonte di dolore e può tormentare per tutta la vita una persona, anche adulta. Non credo, infine, sia giusto che la nostra sofferenza o quella dei nostri genitori naturali (che loro definiscono con l'orribile termine "procreatori") sia svalutata e relegata ad una zona d'ombra con la scusa che tanto è solo una curiosità. Il legame tra una madre naturale ed il suo bambino non si esaurisce solo per il trauma dell'abbandono e non può essere solo un problema da superare, ma va compreso e considerato in tutto il suo valore.
Lettera di una madre adottiva ai genitori adottivi aderenti all’ANFAA:
“Gentili Signore ed egregi Signori dell'ANFAA,con quanta tristezza leggo il vostro sito……dequalificazione dell'adozione ….! Quante parole tremende per descrivere cose belle: situazioni nate nell'amore! Sapevo che l'Italia era un paese cattolico anche se, da anni ormai, non e' più la chiesa di Stato, ma un cattolicesimo così restrittivo e cattivo nel 2001 mi delude veramente. Il disprezzo per quello che voi chiamate "procreatori" vi fa veramente vergognare come persona. Io sono protestante e mi hanno sempre insegnato che per l'amore c'è sempre posto, in qualunque modo e momento, da chiunque venga e a chiunque vada. Un amore non ne esclude un altro, ma vi si aggiunge. E quanta paura avete ….Sono una madre adottiva. In questo particolare caso e' rilevante l'essere adottiva, quindi non rispondetemi per favore che sono madre "e basta". Mio figlio ha appena compiuto 18 anni e da qualche mese sta cercando i suoi genitori di nascita o biologici o naturali. Perché? Non perché non ama me o suo padre, semplicemente perché e' curioso e perché vuole leggere anche i primi capitoli del "libro della sua vita". E io sono pienamente d’accordo con lui. Non ho paura di perdere il suo amore. Non ho nemmeno paura di creare problemi insormontabili ai suoi genitori naturali. Nel mio cuore c'é posto per loro già da 18 anni! Sono convinta che se avessi modo di dirglielo, loro si sentirebbero molto meglio di quanto forse non hanno fatto negli ultimi 18 anni. E anche se la situazione si rivelasse molto diversa da quella che spero, il sapere la verità ed la conoscenza dei fatti, qualunque essi siano, dà sempre sollievo e chiarezza a tutte le parti coinvolte. Solo quando si sa di che cosa si tratta esattamente, uno può farsene una ragione. Ognuno ha diritto alle proprie convinzioni, ma imporli ad altri… no! Voi volete - per legge! - togliere il diritto di base di ogni persona a conoscere le proprie origini! Rileggete la Convenzione dell'Aja al riguardo! Spero vivamente che abbiate almeno abbastanza rispetto di quelli che non la pensano come voi per pubblicare sul vostro sito anche una lettera come questa! (…)”
E conseguente risposta:
“Ci scusiamo per il ritardo con cui rispondiamo al suo simpatico e un po' polemico messaggio.
Ovviamente sul delicato tema della ricerca delle radici ognuno può pensarla come crede. La nostra presa di posizione si fonda su una lunga esperienza. L'ANFAA è attiva dal 1962 e in questo lungo periodo è entrata in contatto con centinaia di famiglie e di figli adottivi.
L'associazione non ha qualificazioni politiche, sindacali o religiose (art.3 dello Statuto). Quindi il suo riferimento al cattolicesimo e l'implicita accusa di clericalismo è del tutto fuori luogo. Può accadere che come associazione di volontariato promozionale, che ha a cuore i diritti dei bambini, possiamo collaborare, su temi circoscritti, con altri organismi e istituzioni di vario orientamento, quando gli obiettivi su un tema particolare coincidono con i nostri, ma si tratta di una alleanza temporanea, legata ad una convergenza di fatto. Questo è accaduto di recente con il forte messaggio del Papa del 5 settembre 2000, che abbiamo pienamente condiviso, laddove ha dichiarato che "il rapporto tra genitori e figli non si misura solo sui parametri genetici".
Quanto al termine "procreatore" esso non ha nella lingua italiana alcun significato dispregiativo. La consultazione di un buon vocabolario le dirà che la parola indica chi dà la vita, genera, ha prole.
Sul significato dell'amore siamo d'accordo con lei. Da sempre sosteniamo che si è genitori e figli in virtù dell'affetto e non per il vincolo di sangue. La famiglia adottiva è la famiglia degli affetti.
Per ritornare al tema, le confermiamo di essere nettamente contrari alla possibilità di risalire all'identità dei procreatori. L'adozione non è infatti una semplice forma di allevamento: essa è vera filiazione e vera genitorialità. Le radici dei figli adottivi (personalità, concezione della vita, rispetto di se stessi e degli altri ecc...) sono tutte interne alla famiglia adottiva. Da un punto di vista giuridico non va neppure dimenticato che l'adozione in Italia è "legittimante" (l'adottato diventa figlio legittimo a tutti gli effetti) e i rapporti con i genitori di origine, che hanno rinunciato al loro ruolo educativo, vengono definitivamente recisi. Lo "status" di figlio legittimo dell'adottato è definitivo, completo, non revocabile. (…)”
Il termine “madri rinunciatarie” è davvero un po' triste, mi da l'impressione di ribadire il rifiuto e la sofferenza dell'abbandono. Io spesso uso madri naturali ma effettivamente madri di nascita è più delicato, anche nei confronti dei genitori adottivi.
L'importante, secondo me, è non chiamarle procreatrici come i membri dell'Anfaa tendono a fare per sminuirne la dimensione emotiva e questo da sempre mi irrita tantissimo.
Nella FAQ (Frequently Asked Questions) del newsgroup it.sociale.adozione riguardante la ricerca delle proprie origini si legge:
“Contrariamente a quanto di solito pensano i "non addetti ai lavori" (anche per l'opera di disinformazione di molti media), nella stragrande maggioranza dei casi, tale problema viene superato dal minore con l'aiuto della famiglia, ed il figlio Adottivo non desidera conoscere l'identità dei propri procreatori. Tale affermazione, comune nella letteratura specializzata, è testimoniata da una indagine dell’ANFAA, che dimostra come nei primi cinque mesi del 1999, a fronte di 88.500 minori adottati in Italia dal 1967, i 22 TdM scelti come campione (su 29) abbiano ricevuto solo 48 richieste di comunicazione dell'identità dei genitori biologici. Essendo, poi, lo stato di adottabilità dichiarato solo in seguito ad abbandono permanente, spesso i genitori biologici eventualmente rintracciati non desiderano stabilire contatti, ed ove questo avvenga, molto raramente essi sono duraturi”.
Nella mia opinione bisognerebbe sensibilizzare l'opinione pubblica per evitare che si facciano dichiarazioni di questo genere senza prima consultare i figli adottivi maggiorenni e altri studi in materia svolti da organizzazioni internazionali che hanno un'ottica più ampia di quella dell’ANFAA.
Vorrei anche chiarire che la formazione della propria identità non dovrebbe mai essere vista come un "problema" da superare! L'unico "problema", dal mio punto di vista, sono gli ostacoli eretti da una legislazione italiana retrograda e non al passo con i nostri tempi e con il resto dell'Europa!
La mia storia di ricerca personale e collettiva è testimonianza viva che l'ultimo paragrafo è pura speculazione senza fondamenti. Molte persone che non sono dentro alla nostra realtà e che non hanno esperienza pluri-decennale nel settore mi hanno riferito che io sono uno di quei rari casi che confermano le regole!
Quasi sempre le associazioni tendono a considerare soprattutto il punto di vista dei genitori adottivi. E per un genitore adottivo un dato di questo tipo può essere psicologicamente molto confortante; credo però che le cose cambieranno fra qualche anno, quando i bambini adottati negli ultimi anni (il boom delle adozioni internazionali risale agli ultimi 10-15 anni) saranno degli adulti in grado di spiegare dettagliatamente la loro esperienza e le loro esigenze. Se anche questo, comunque, non accadesse, io credo che sia importante dare la possibilità a chi lo desidera di accedere alle informazioni sulla propria nascita: che importanza può avere poi il fatto che siano 1, 50 o 5000 a ricorrere a questa possibilità? Quanto ai colloqui con i servizi sociali di cui ci hai parlato, forse possono essere una cosa positiva se sono volti ad aiutare una persona in una circostanza così delicata e forse difficile; se invece l'unico intento è quello di far cambiare idea, non vedo in che modo possano essere utili.
Vorrei dire la mia, precisando che sono genitore biologico ed adottivo. Si contesta la dichiarazione di rarità del fenomeno, ed in particolare la statistica dell’ANFAA. Non sono direttamente collegato all'ANFAA, ma la ritengo un'associazione molto seria, per questo l'ho citata come fonte. Per quanto riguarda la statistica, facendo un po' di conti, si arriva facilmente a stimare l'evento ricerca in meno del 5% dei casi. Altra cosa è porsi il problema, che credo sia normalissimo (sarebbe preoccupante il contrario), così come molti genitori adottivi si pongono il problema della sterilità biologica. Cito spesso altre fonti come il testo "Storie di figli adottivi" (casa editrice UTET, ndr), che confermano le mie affermazioni. Sono comunque aperto a considerare altre analisi sulla realtà dell'adozione.
Quando leggo i comunicati dell'Anfaa mi viene sempre un senso di frustrazione tremenda, è come se noi lottassimo da anni per un diritto che non ci verrà forse mai concesso mentre loro, in un'associazione ormai potente e riconosciuta, non fanno altro che gridare ai quattro venti la loro rabbia contro qualunque modifica di legge che proponga la possibilità di una ricerca delle origini.
COME COMPORTARSI CON LA “SCOPERTA” DELLE PROPRIE ORIGINI?
Finalmente sembra che io sia vicino a sapere il fatidico "nome", chi è mia madre biologica......
Adesso mi si pone un'altra grossa questione.....che fare? Ci avete mai pensato?
Io ci sto cominciando a pensare ..perché (e qui incrocio le dita) questo momento sta per realizzarsi....andrò a bussare a casa? E se ha altri figli? Un altro marito? E mio "padre"........
Mi accetterà o mi prenderò un altro "rifiuto", che già tanto ha condizionato la mia vita?
Mi piacerebbe avere scambio di opinioni da voi...
C'è qualcuno che ha trovato i propri genitori? Dopo cosa è successo?
Come avete agito rispetto alla vostra famiglia adottiva? Come sono i rapporti con la vostra madre naturale?
Molte domande mi vengono in mente e vorrei confrontarmi con voi...
Questo il dilemma: una volta ritrovata la madre naturale come comportarsi? E' una domanda alla quale non sono ancora riuscito a dare una risposta ben chiara, forse perché ancora non sono fermamente convinto di volerla ritrovare? La convinzione c'è ma il problema resta. La volta che hai scelto e soddisfatto, forse, il dubbio e la curiosità, poi cosa devi fare? Io sono stato adottato da una coppia formidabile che non mi ha fatto mancare mai nulla, sono cresciuto nella sicurezza e nell'amore datomi da una donna che è stata stupenda, sicuramente meglio di quanto lei non immaginasse, e dalla saggezza di un padre che mi ha aiutato. Mia madre adottiva è venuta a mancare 5 anni fa e mio padre, invece, dopo la morte della moglie ha perso per altri 5 anni la voglia di frequentare me e la mia famiglia. In occasione della nascita del nostro secondo figlio, mio padre si è rasserenato e i rapporti sembra stiano tornando alla normalità.
Ora secondo voi cosa pensate che debba fare, dire a mio padre che vorrei cercare la donna che mi ha partorito ed rischiare di allontanarlo nuovamente o fare tutto in silenzio e a sua insaputa? Una volta per caso che riesco a trovare questa donna come mi devo comportare?
Mi sono posta questa domanda in continuazione. Non so che cosa farei quando avessi il suo nome; forse vorrei osservarla per molto tempo per cercare di cogliere come vive e, per quanto questo sia impossibile da osservare, credo che cercherei di intuire nel suo modo di porsi e le sue possibili reazioni all'incontro con me. Probabilmente, se trovassi il coraggio, la bloccherei per strada e le direi tutto, ma non sono sicura di avere la forza di affrontare un rifiuto.
L'idea di vederla sconvolta e magari di sentire che nega di essere mia madre mi terrorizza e qui si bloccano tutte le mie fantasie...
STORIE DI CHI HA TROVATO
(…) Ed i miei pensieri si rivolgono al sud (Italia, ndr). Immagino vividamente il volto della mia madre di nascita al momento del nostro futuro incontro. Cerco inutilmente di prepararmi, penso a quello che le avrei detto (…) La mia ansia ritorna e il mio cuore comincia a battere più veloce. Fra pochi momenti avrei potuto abbracciare la mia madre di nascita. Lei non sarebbe stata più solo un'immagine su una foto, ma stava per diventare una realtà tangibile. Scendo gli scalini guardando verso il terminal nella vana speranza di poter cogliere un primo sguardo. Ora non potevo più tornare indietro: sarei rientrato definitivamente nella sua vita. (…) Le ultime sembianze di quel muro eretto anni fa da un sistema assistenziale a me estraneo, sono crollate di botto. La mia cortina di ferro si andava frantumando. Le ammonizioni di tante persone, scettiche della mia ricerca, suonavano a vuoto. Avevo la sensazione che niente poteva ora interporsi tra me e la persona che avevo cercato per così a lungo. Tra i tanti volti in attesa di cari, a pochi passi da me ne vedevo una di donna particolarmente raggiante. Non una donna qualsiasi, ma colei che mi ha portato in grembo per ben nove mesi, sangue del mio sangue, Francesca. Per facilitare l'incontro, portava lo stesso vestito grigio che indossava nella foto speditami in anticipo. Accorgimento non necessario, l'avrei riconosciuta tra mille. Mi trovo finalmente tra le sue mani, in un abbraccio direi, cosmico. Come due sistemi solari che si incontrano, creati dall'Uno, distanziati momentaneamente e poi riuniti. Un pezzo mancante di quella catena adesso ritrovata. Cosa possono dirsi due perfetti "estranei" che si incontrano? Ben poco: tutte quelle frasi fatte che mi ero preparato sono svanite nel niente. Non servono parole. In questo momento di catarsi mi accorgo che una sua lacrima mi bagna la guancia. Alzo la mano per asciugarmi il viso e nell'atto mi accorgo che non ho potuto radermi per più di 24 ore. (…)Francesca era ancora visibilmente commossa. Io non sapevo come comportarmi. Ho visto sul suo volto il dolore di una piaga riaperta. Vent’otto anni non avevano potuto rimarginare quella ferita. Benché io non serbavo alcun rancore nei suoi confronti, non trovavo le parole per poterlo spiegare. Avrei voluto che Francesca potesse sentire il mio sentimento verso di lei. Era la prima volta che ero cosciente di trovarmi in un'altro mondo, con usi e costumi diversi da quelle che avevo assimilato durante la mia infanzia. Non vedevo l'ora di poter essere soli. (…)Le mie origini si delineavano sempre più. Non dovevo più ricostruire con la mia immaginazione eventi del mio passato. La mia storia non era più sigillata in vecchi archivi sperduti o difficilmente reperibili. Non dovevo più aspettare per mesi per un piccolo indizio che mi avrebbe aiutato a risolvere un'ennesima incognita. Bastava chiedere. Era come aprire il vaso di Pandora! Non sapevo quello che avrei trovato dentro. Ma questo non poteva più turbarmi. Ero deciso di andare fino in fondo. (…)
La mia storia è abbastanza triste, vi avverto, e non è finita bene. Premetto che sono stata riconosciuta alla nascita e data in adozione all’età di tre anni circa.
Dopo molte ricerche (…) ho scoperto che mia madre è morta, dieci anni fa, quando io avevo diciotto anni. (…)Vado a cercar conferma all'anagrafe del luogo, con un inganno mi danno l'estratto originale dello stato di famiglia: ho un fratello, di diciotto anni più grande di me. Sconvolta, non so come, lo chiamo: dice di sapere chi sono, che mi aspettava, in un certo senso. Lo incontro il pomeriggio stesso. Parliamo, mi fa vedere delle foto, e addirittura alcune cose che mia madre ha tenuto di me, in una cassettina nascosta. Siamo emozionati e sconvolti, ci salutiamo con la promessa di rivederci. Sono rimasta bloccata a letto una settimana.
Ci siamo rivisti poi, più volte, siamo anche stati al mare insieme (lui ha una bella famiglia). Ho conosciuto anche degli zii (il fratello di mia madre): molto gentili, commossi nel vedermi, disponibili. Non sono indigenti, né delinquenti: e questo forse mi fa stare ancora peggio, perché mi spiego ancora meno il mio abbandono.
Mi raccontano una storia pazzesca, di carte scadute per pochi giorni, di allontanamenti strani, di bugie all'istituto, di avvocati ritardatari sulle scadenze dell'opposizione all'adozione (quella che possono fare i genitori naturali, se decidono di tenerti).
So che molto di quel che dicono va filtrato: questi zii , che mi hanno tenuto nei primi giorni di vita, volevano adottarmi, ma gli è stato rifiutato il consenso (anche ad un tentativo temporaneo!!), perché in quel momento lui non aveva un lavoro stabile. Scelte strane quelle del tribunale: meglio la famiglia di origine, anche se in fase di assestamento, e comunque la vicinanza con la madre...o l'allontanamento radicale, totale, dogmatico?
Mio padre (adottivo, ndr) ora non ne parla più, credo voglia dimenticare. E io vado a trovare i parenti di nascosto. Dice che è una cosa giusta e sacrosanta, che è bello che io abbia un fratello, niente più. Sono tornata dall'assistente sociale, quella "di ferro": non si è scomposta, mi ha detto che, visto che ora io so, vedrà che fare per dirmi se ha qualche dato su mia madre, sulla sua psicologia essenziale, su cose che può aver detto ai colloqui con l’Istituto. Aspetto una telefonata da lei da cinque mesi.
A parte questo, il fatto incontestabile è che niente cambierà, mia madre naturale è morta, non potrò mai parlarle, non la sentirò mai vicina, non capirò mai, anche dopo tutti gli "interrogatori" ai parenti naturali, che cosa è successo veramente, che cosa pensava. Sì, mi voleva bene, ho saputo cose che me l'hanno fatto capire .
Non vado oltre, per pudore. Se ho superato i limiti di quel che "è giusto dire", è solo per un motivo: perché dobbiamo esser preparati anche a questo. Io non ci credevo, ma me lo sentivo, chissà perché, e pregavo che non fosse morta. Eppure è accaduto, e tutto mi è crollato addosso come la più orrenda delle verità. Una verità che non muta.
Noi figli adottivi tendiamo a "romanzare" le nostre origini: a volte la verità è ben diversa. Tutto qui. DOBBIAMO CERCARE , e sono tornata a parlare in questa sede per aiutare e fare anche l'impossibile per cambiare lo stato delle cose, ma, una volta trovato il famoso "nome", dobbiamo fare un gran respiro, e pensare tutte le eventualità, TUTTE!
Non tornerei mai al non sapere, al girare a vuoto, come una trottola senza diritti civili: se mia madre fosse viva, ora sarei felice. E’ che è andata diversamente, e non ero preparata.
Poi quel che accade non ce lo insegna nessuno, e non ha importanza quel che ti dicono gli altri, a volte anche se te lo dicono dei figli adottivi. Sei solo tu, contro la tua più intima essenza, che ti si rivolta contro.
Ho anche invidiato chi ce la fatta, chi l’ha conosciuta: ma ho pensato poi che era inutile, che era meglio rimboccarsi le maniche, fare qualcosa.
COME VIVE UN FIGLIO ADOTTIVO L’ESSERE A SUA VOLTA ANCHE UN GENITORE ADOTTIVO?
Onestamente penso che il mio vissuto di figlia adottiva abbia inciso nell'essere genitore solo nella misura in cui la strada verso l'adozione è stata normale, quasi ovvia direi. Ho sempre pensato che un giorno avrei avuto dei figli e non ho mai distinto fra procreazione naturale ed adozione. L'adozione di mio figlio è stata, paradossalmente, più importante nei confronti di me stessa che non nei suoi; ho rivisto e rivissuto il mio passato ed il mio presente anche in termini che prima non avevo realmente affrontato. Si può dire che in un certo senso è stata un'occasione. Ho avuto la possibilità di conoscere anche l'altro punto di vista, quello dei genitori adottivi, che portano con loro una serie di speranze, di ansie, di emozioni difficilmente immaginabili. Entrare in un orfanotrofio per conoscere colui che sarebbe stato mio figlio, è stata un'esperienza fortissima; pensavo: "anch'io un giorno ero in un luogo così". Vedendo come vivono, cosa hanno e cosa non hanno (non solamente in senso materiale), mi sono chiesta quanto di me è dovuto anche alla permanenza in istituto. Ho conosciuto molte coppie che adottavano uno o più bambini ed in tutte ho visto un entusiasmo ed una disponibilità che mi hanno rallegrata alquanto, perché non esiste nulla di peggiore del pensiero di essere stati voluti come "ripiego" o per un atto di solidarietà (come spesso ho sentito dire). Quando io ero piccola le cose erano molto diverse ed il peso dell'adozione si faceva sentire. Ho scritto ieri che ritengo giusto essere a conoscenza presto della propria storia, ma lasciatemi dire che i vostri genitori, pur avendo sbagliato (nel non dire che eravate figli adottivi, ndr), vi hanno forse evitato un percorso difficile da vivere, quando sei un bambino. Nel mio paese vivono circa 10.000 persone e 30 anni fa eravamo in tre ad essere stati adottati; ci conosceva tutto il paese e ci guardavano effettivamente in un modo un po' diverso. La domanda forse più ricorrente che leggevi nei loro occhi era: "chissà cosa faceva sua madre?" e suppongo non pensassero facesse qualcosa di altamente edificante. Per questi motivi e per altri che ora non scrivo, mi ha reso felice constatare che ora l'adozione non è più così diversa; le persone che ho incontrato, tutte indistintamente, erano ben felici di avere un figlio e non si ritenevano genitori di serie B.
Però se ora come ora dovessi pensare di adottare anch'io un bambino non me la sentirei affatto, e sinceramente non riesco neanche io a capire le motivazioni di questo mio atteggiamento. Mi ritengo stra-fortunata ad aver trovato una famiglia come la mia, ma non mi sento in grado di ripetere l'esperienza dei miei, seppure con basi diverse, più comunicative e aperte. Chiusura mentale?
Adottare un bambino non è sempre una scelta ovvia o facile, è al contrario un percorso estremamente difficile (quanto nemmeno potevo immaginare) e particolarmente intenso emotivamente.
COME VEDIAMO I GENITORI ADOTTIVI CHE NON HANNO MAI MESSO A PARTE IL PROPRIO FIGLIO DELLA SUO CONDIZIONE DI FIGLIO ADOTTIVO?
Personalmente non mi sento di colpevolizzare i miei genitori per il loro silenzio, credo che già sia stato più che difficile tenersi questo peso tutto per loro, senza potersi esprimere. Credo anche che nel tacere abbiano voluto salvaguardare soprattutto la mia serenità, e infatti ho un ricordo davvero molto positivo della mia infanzia.
Un bel giorno anzi una bella sera mentre stavo discutendo con mia madre sul fatto che io volevo uscire per andare al teatro e lei era contraria e continuava a farmi l'esempio che la figlia della vicina non chiedeva mai di dover uscire durante la settimana, nella conversazione che era piuttosto accesa, io me ne uscii con la frase "... se ti piace tanto questa persona perché non l'adotti?..." e qui mia madre presa dalla rabbia mi rispose l'ho già fatto con te. Questo fu l'inizio della mia consapevolezza come figlia adottiva. Dopo ho passato lunghi anni nel dubbio se cercare o meno i miei genitori.
La cosa più importante per un figlio, adottivo ed anche naturale, é la consapevolezza di essere amato. Quando ciò avviene non credo ci siano traumi particolarmente duri da superare. Riflettendo ancora sul "come e quando"...credo sia importante assecondare i ritmi e i tempi con cui un bambino chiede di se, senza particolari forzature. Non si dovrebbe mai, un bel giorno, dire al bambino : " Ascolta...devo raccontarti una storia............" . Dovrebbe essere giusto dare delle risposte chiare e precise alle domande che il figlio farà, quando le farà.
Io ho sempre cercato di proteggere prima loro (i miei genitori adottivi, ndr) che me riguardo questo scottante problema, ed ho sempre tentato di "scusare" l'atteggiamento iperprotettivo e soffocante di mia madre con l'attenuante della sua atavica paura di perdermi. Ora, però, non so quanto questo sia stato giusto nei miei confronti!
SENSAZIONI E PENSIERI DI GENITORI ADOTTIVI …
Desideravo tanto sapere cosa pensano i figli adottivi dei genitori che li hanno cresciuti e di quelli da cui hanno avuto la vita. Io guardo mia figlia e mi chiedo a chi assomiglia (è così bella!), da chi avrà preso gli occhi da gattina, il nasetto all'insù, la boccuccia a cuore. E se me lo chiedo io, immagino che un giorno anche lei lo farà. Inoltre, siamo in possesso del suo certificato di dismissione dall'ospedale che l'ha curata nei primi mesi di vita. I genitori erano tossicodipendenti e dopo averla riconosciuta sono spariti nel nulla. Dopo un anno è stata dichiarata abbandonata e quindi adottabile. Noi abbiamo i cognomi dei suoi genitori e lei tutt'ora porta il cognome del padre. Al momento in cui vorrà ricercarli, se tale momento verrà, non ci opporremo e le forniremo tutto l'aiuto possibile. Io, se fossi al suo posto, vorrei conoscere le mie origini. Comunque il problema che più mi preoccupa è che dal certificato si capisce bene che sua madre ha continuato a farsi anche durante la gravidanza procurandole una serie di problemi terribili alla nascita (poi risolti). Se lei leggerà il certificato, come reagirà al fatto che sua madre ha "giocato" con la sua piccola vita? E' anche però vero che nonostante tutto quello doveva passare (non credo che ci si droghi per troppa felicità e penso che sia stata una ragazza senza nessuno che potesse aiutarla ad affrontare la maternità) ha voluto che nascesse e che deve averla amata anche suo padre visto che le ha dato il cognome. Avrei tante altre riflessioni e domande da fare.
(…) Il bambino però diventa adulto e come tale deve avere dei diritti specifici rispetto alla sua posizione, non si può ostacolare un processo naturale "tutelando" (che poi così non é) i "clienti" (genitori adottivi) sul loro diritto di possesso, perché in questo caso si vuole legiferare qualcosa che è solo emozionale e che nessuno ha il diritto di impedire. Gli amori di una coppia non nascono con il matrimonio, l'amore dei genitori verso il figlio non nasce dal concepimento e dal parto ma dal percorso che si fa insieme, e quindi nessun genitore adottivo può sentirsi privato di quello che ha costruito e che prova, e questo vale anche per i genitori di figli naturali, i figli non sono nostri, sono persone che dobbiamo amare gratuitamente e dargli gli strumenti per fare il loro percorso, questo non ci fa sentire di averli persi. La nostra è per ora una vocina piccola piccola, anche perché veramente mi sembra che siamo tutti un po' impauriti nell'alzarla anche emozionalmente. Sembra che questa comunità sia un rifugio personale dove parlare al nostro angolino nascosto, come tante volte abbiamo detto essere questa nostra realtà ormai somatizzata e non appartenente al quotidiano.
Da qualche mese mio figlio sta cercando la sua mamma naturale e mi sono resa conto che in tutti questi anni nulla (o troppo poco) e' cambiato in Italia dal punto di vista legale. Ecco perché, oltre ad aiutare mio figlio nella sua ricerca personale, vorrei aiutare a cambiare le leggi in Italia per tutti coloro che hanno a che fare con queste vicende.
Quando ho avuto mio figlio, aveva 20 giorni. Ho cominciato SUBITO a raccontarglielo! Tenendolo in braccio e camminando avanti indietro in casa gli parlavo, cercando le parole giuste. Pensavo che tanto non avrebbe ancora capito le parole e quindi io avevo il tempo di "esercitarmi" pur dicendoglielo già. Avrebbe sicuramente capito le mie buone intenzioni. Da quel momento in poi gliene ho parlato spesso. Visto che non riuscivo a chiamare la sua mamma naturale con tale denominazione (stavo studiando a diventare mamma io stessa ....) avevo trovato il termine "la signora della pancia". Scusate se offendo qualcuno, ma per me era un termine dolce ed affettivo. Comunque ho sempre parlato in termini di rispetto e di amore della "signora della pancia" che ormai da anni è diventata "la tua mamma naturale" (o biologica, ma questo termine mi suona un po' asettico!). In questo momento sta (stiamo) cercando le sue origini ed e' abbastanza arrabbiato che e' così difficile in Italia. Talvolta mi dice anche che "non gliene frega niente, che sta bene così". Io non gli credo molto, ma spero che abbia ragione lui.
La maggior parte degli interventi sono di aspiranti genitori, coloro che, come ho fatto io, si fanno rivoltare come calzini da file di psicologi, assistenti sociali, giudici, per ottenere l'idoneità all’adozione. Prima di avere tra le braccia loro figlio, tutto ciò che riguarda la realtà dell'adozione sembra così lontana !
Non posso dirti come sono tutti i genitori, ti dico chi sono io....Sono una mamma che ama sua figlia più di ogni altra cosa al mondo, che dal primo momento che l'ha vista le è entrata sotto la pelle. Mia figlia non è stata nella mia pancia, un' altra mamma di nascita, naturale, l'ha fatto per me. A questa donna io, ma soprattutto mia figlia, deve moltissimo. Questo le insegnerò, che io le ho dato tutto ciò che ho potuto per farla crescere bene, ma che il regalo della vita lo deve a lei. E se vorrà cercarla io l'aiuterò. Certo mi creerà qualche tensione.....ma è più importante che chiuda (o apra) i conti con il suo passato.
Sicuramente penso sia giusto aiutare mio figlio a ritrovare un giorno la sua madre biologica, ma mi preoccupa lo sconvolgere la vita di una donna, che sicuramente avrà una vita diversa rispetto a quel momento in cui ha deciso di abbandonare mio figlio, ma anche potrebbe non voler "rinvangare" il passato. La soluzione migliore secondo me è poter avere un tramite... un'associazione, un tribunale, qualcuno che chieda alla madre biologica se desidera o no conoscere suo figlio. E dovrebbe essere valido anche il contrario.
COSA PENSANO DELL’ADOZIONE GLI “ESTERNI” ALLA TRIADE ADOTTIVA?
Grazie per avermi detto che non sono un'intrusa. Il motivo per cui mi interesso all'argomento è che l'amica che mi ha invitato è una figlia adottiva. Noi parliamo spesso di questo e mi sono resa conto di quanto l'adozione sia positiva per un bambino che non può vivere con i suoi genitori naturali, ma nello stesso tempo di come una persona possa rimanere segnata da un'esperienza come questa e di come a volte si parli d'adozione in modo superficiale e poco informato. Proprio per ciò mi sento particolarmente vicina a voi e trovo molto arricchenti le vostre esperienze.
Ciao a tutti, dal momento che io non sono una figlia adottiva, scrivo poco perché a volte ho l'impressione di apparirvi intrusa, comunque questa volta mi sono decisa!
Non ti devi sentire una "intrusa". In questo forum web ci deve essere spazio per tutti!
Non sentirti un’intrusa! A parte il fatto che anch’io non sono figlia adottiva, penso che tutti quelli che si sentono coinvolti dai nostri argomenti sono sempre benvenuti/e!
Buongiorno a tutti/e.
Mi chiamo x e sono il ragazzo di xx.
Credo sia il caso di rimandare ad altro momento la mia presentazione, quando avrò meditato qualche cosa di più "comunicabile" e costruttivo, al posto dell'accozzaglia di forti sensazioni, emozioni, impressioni che ho avuto nella lettura dei vostri threads e nella mia esperienza con la mia ragazza (figlia adottiva, ndr). Quando il tempo avrà un po’ decantato e filtrato, spero di potere, non dico arricchire, ma quantomeno fornire un altro punto di vista (nel senso di cambiamento di angolazione) a chi avrà la bontà di leggere i miei interventi.
COSA PENSIAMO DEI NOSTRI GENITORI ADOTTIVI…
Da parte mia ho sempre considerato mamma e papà i miei genitori, mentre mia madre naturale la chiamo col nome proprio, perché, quando penso alla mamma la mia mente rivede il dolcissimo viso di mia madre, e anche ora che purtroppo già da molti anni non è più, quando parlo della mamma, degli insegnamenti, delle preoccupazioni, dei consigli, dei rimproveri, delle carezze, e sì, anche di qualche scapaccione, mi riferisco solo esclusivamente a lei, con questo non voglio dire che provo odio o rancore verso chi mi ha dato la vita, anzi devo solo ringraziare, perché è stato anche quello un atto di amore.
Anche io non ho mai provato rabbia nei confronti della mia madre naturale perché mi ha permesso di nascere, ed io non ho mai dubitato di volerci essere a questo mondo.
I miei genitori sono delle figure che non sono mai state intaccate da nulla, neanche nel momento in cui sono venuta a sapere la verità, non ti cambia niente, non modifica i tuoi sentimenti, non diminuisce l'amore, che credo che i genitori adottivi sappiano dare in una maniera grandiosa, perché non danno mai nulla per scontato, sono sempre attenti a dare il meglio e non sanno mai il confine che c'è tra la "normalità" di un figlio naturale e un figlio adottivo.Io dico sempre che sono stata poco educata dai miei genitori ma tanto amata, e un sentimento di questo spessore ti da una forza nella vita che ti permette di affrontare tutto.
Anch’io penso che sia molto difficile stabilire una vera comunicazione con loro sull’argomento adozione, troppo spesso si ha paura di ferire il genitore (di solito la madre adottiva è la parte più sensibile) risvegliando in lui ataviche paure di perdere chi, pur non essendo fisicamente nato da sé, si è davvero amato. Nella mia esperienza si è verificato questo, ma naturalmente ci sono una serie di risvolti delicati, personali, che solo all’interno del nucleo familiare si colgono in pieno, e credo che sia così per tutti.
Io ho sempre cercato di proteggere prima loro (i miei genitori adottivi, ndr) che me riguardo questo scottante problema, ed ho sempre tentato di "scusare" l'atteggiamento iperprotettivo e soffocante di mia madre con l'attenuante della sua atavica paura di perdermi. Ora, però, non so quanto questo sia stato giusto nei miei confronti!
Se fossi un genitore adottivo crederei nella scelta di rendere consapevole da subito il figlio e fare il percorso lottando insieme contro le avversità.
Quando penso a mio figlio rispetto al problema delle sue origini naturali, non riesco, non sono mai riuscito, a non pensare che se io fossi al suo posto sarei molto... moltissimo curioso di conoscere le mie radici; ma lui, che in fondo ha senza dubbio questa curiosità, questa necessità, non lo vuole far apparire.… non è ancora pronto, forse, ed io rispetto questa sua scelta voluta o meno; lo amo molto, mio figlio: un giorno, dopo aver visto assieme a lui un film che riguardava questa ricerca, gli ho detto che se volesse sarei pronto ad aiutarlo in questo; ma lui ha cambiato subito argomento, dicendo che non ha questi problemi, che siamo io e mia moglie che abbiamo paure inutili......aspetteremo.......e quando sarà pronto, lo sarò anch'io, come lo sono stato da sempre.
Forse in parte posso rispondere io a questa cosa......vedi anche mia madre mi ha fatto la stessa proposta... si è detta pronta ad aiutarmi nella mia ricerca (addirittura sostenendo la richiesta al tribunale ...) ma io stesso l'ho bloccata e le ho detto di non preoccuparsi....che non era necessario... ma sto continuando a cercare da solo, sinceramente penso che mi madre non sia in grado di affrontare una tale cosa, magari voi genitori lo siete. Però capisco tuo figlio, che vuole viversi questa cosa da solo, a volte la curiosità di sapere da dove veniamo si scontra con il nostro amore atavico per le nostri madri e padri adottivi, quindi è anche un momento di conflitto interno che dobbiamo anche noi superare, magari tuo figlio sta solo elaborando questo dolore e quando lo avrà fatto sarà pronto per cercare, magari anche con il tuo aiuto.
CHE COSA PENSIAMO CIRCA LA LEGGE ITALIANA SULLE ADOZIONI? SUGGERIMENTI LEGISLATIVI E COMMENTI IN LIBERTA’
Credo che dopotutto la cosa migliore sia il concedere la possibilità di venire a conoscenza della propria storia quando via sia il consenso di entrambe le parti: probabilmente è la situazione migliore anche per noi figli adottivi.
E’ vergognoso…..deve essere data la possibilità, e parlo di possibilità, a chi vuole ritrovarsi di farlo, previo consenso di ambedue le parti, raggiunta la maggiore età, e con tutte le precauzioni possibili e immaginabili, ma è vergognoso lasciare le cose come stanno!
E' talmente forte la rabbia che provo nel constatare che una cultura diffusa nel nostro paese nega un diritto fondamentale, umano, fisiologico, innegabile che non riesco neanche a scriverlo.
E' talmente forte la consapevolezza che strumentalizzare i sensi di colpa (già forti) dei figli adottivi verso i genitori adottivi è estremamente scorretto che non riesco a scriverlo.
E' talmente forte la convinzione che un genitore adottivo non ha bisogno di garanzie materiali, ma solo la consapevolezza del proprio amore , che non riesco a scriverlo.
E' importante tutelare i genitori naturali che hanno preso la decisione di non riconoscere il loro figlio, e permettergli di farlo nascere senza costringerli a decisioni altrimenti drastiche. E' importante e sacrosanto anche però che i figli abbiamo diritto a conoscere le loro origini. E' veramente difficile stabilire chi tutelare, sicuramente entrambi non è possibile. La natura non prevede il distacco di questi due esseri (madre e figlio) e quindi il buon senso in questo trova dei limiti, solo la razionalità umana può cercare di fare il meglio ma non la perfezione.
La volontà di conoscere le proprie origini non deve essere sottoposta a giudizio, in quanto nasce quasi esclusivamente da un desiderio interiore ed io ritengo sia poco importante applicare a questo sentimento un principio morale. E' anche vero, però, che guardando la cosa dal lato opposto mi sento di dire che non gradirei l'improvvisa apparsa di un genitore naturale che desiderasse conoscermi, senza prima aver potuto esprimere la mia approvazione! Mi chiedo quindi, pur con tutta la legittimità della richiesta, se sia giusto dare tale opportunità sancendola esclusivamente per legge, senza tenere conto delle conseguenze che un evento simile possa provocare. Per questo motivo scrivevo che forse la cosa migliore è la consensualità. Può sembrare una facile via d'uscita, se vuoi, e forse lo è, ma in questi casi non si tratta solo di tutelare l'interesse di qualcuno, ma la VITA di qualcuno (sia esso figlio o genitore).
Se invece esistesse un sistema che, con la presenza di un intermediario, avesse la funzione di prendere in considerazione entrambe le richieste, beh, io credo che sarebbe una dimostrazione di civiltà innanzitutto.
Il principio di consensualità mi trova perfettamente d'accordo e anche l'ipotesi di un intermediario che conduca la cosa mi sembra fattibile; ho la sensazione però che questo non lasci al genitore naturale la totale tranquillità di essere irrintracciabile, cosa che forse in casi estremi (come credo siano molti dei nostri) è fondamentale. Bisogna parlare molto di questo argomento e proporre soluzioni possibili a tutela di tutte e due le figure figlio/genitore naturale.
COME VIVE L’ADOZIONE CHI HA TROVATO DEI GENITORI TRAMITE ADOZIONE INTERNAZIONALE?
In questi ultimi anni mi sono messo in contatto con una sessantina di persone come me (nati in Italia e poi adottati in America) per aiutarci a vicenda nella ricerche delle proprie origini e per scambiarci le nostre opinioni in materia. Per molti di noi l'adozione ha anche cancellato i legami culturali/sociali con la nostra patria d'origine... per esempio sono l'unico che ha avuto la fortuna di imparare l'italiano oltre all'inglese! Parecchi mi hanno comunicato che sanno di avere dei fratelli/sorelle che sono stati adottati da genitori italiani senza però sapere i loro nomi!
COME SI USA LA CHAT DI FAEGN? E A CHE SERVE?
Man mano che impariamo a discutere in chat arriveremo ad approfondire quello che non riusciamo ad approfondire nelle comunicazioni nella comunità. Ci riusciamo a conoscere meglio, e devo dire che ieri sera sono dovuta andare via perché i miei figli erano ancora svegli e non potevo più stare, ma le chiacchiere erano sempre più interessanti e coinvolgenti che non riuscivo a spegnere il computer.
Propongo a tutti i membri di scaricare MSN Messenger e di usare il vostro Microsoft Passport per accedervi. E' disponibile una Guida in linea per chi avesse problemi. Sarà poi possibile aggiungere i membri di questa comunità che usano MSN Messenger e di vedere quando sono in linea durante tutto l'arco della giornata!
A me questo sistema piace molto, perché posso "parlare" con coloro che sono in linea ogni volta che accendo il mio computer e la linea internet. Inoltre posso indicare se voglio "essere disturbata" o meno.
PERCHE’ RIUNIRCI? ESPERIENZE DI ISCRITTI CHE SI SONO INCONTRATI DI PERSONA…
Sensazioni e tentativi degli iscritti che, affrontando anche viaggi molto lunghi, hanno cercato in tutti i modi di vedersi. Sin dai primissimi tempi…
Comunico a tutti che la scorsa settimana a Roma è avvenuto l'incontro tra la sottoscritta e x, con cui, oltre alla community, avevo avuto scambi di e-mail nei mesi precedenti all'estate. Volevo far sapere agli altri membri che quest'esperienza è stata davvero positiva e interessante: entrambe abbiamo concordato sul fatto che non è facile poter parlare "dell'argomento adozione" in totale libertà, come noi abbiamo fatto per una serata intera. A volte anzi si tende a non farne argomento di discussione nella quotidianità della vita . Per noi questa è stata invece una vera occasione di scambio di esperienze, che ci auguriamo infatti possa continuare. Abbiamo parlato anche del fatto che sarebbe carino se anche altri si unissero a noi...possiamo partire da Roma, ma non fermarci necessariamente qui, magari organizzare incontri in città diverse.
Ottima idea organizzare incontri ma siamo tutti molto lontani.
a proposito, c'è qualcuno che vive in Piemonte?
Ci sono molte persone di Torino, Imola, Cuneo e Milano (sicuramente più di noi a Roma..) allora perché non organizzate un incontro anche per voi? Per altro io lavoro spesso dalle parti di Torino o Milano durante la settimana. Intanto iniziamo a vederci e scambiarci opinioni.....poi faremo a maggio la riunione "nazionale".
Ci siamo conosciuti ed è stato veramente interessante, non so per quanto tempo avremmo potuto continuare a parlare. Speriamo di rivederci in tanti molto presto.
Volevo solo ringraziarvi per il bellissimo incontro. Mi è stato più utile di quel che pensavo: credevo infatti d'aver esaurito, con la mia dura e tronca esperienza, tutti gli argomenti in merito. Invece ho pensato che forse ho ancora qualcosa da dare agli altri, per aiutarli a cercare o a capire, e a me stessa, per scoprire nuove cose su mia madre naturale, e per cercare di superarle, un giorno. Non dico di star bene, l'incontro mi ha un po' messa sottosopra, ma so che tanto non è fingendo che la cosa non esista, o che riguardi un'altra vita, che questa svanisce: perché il dolore è sempre lì, pronto ad aggredirti di nuovo. Ci siamo ripromessi di vederci per un incontro più pragmatico, al di là delle storie personali, per formare un vero PIANO D'ATTACCO. Speriamo bene!!
Che dire, è stato emozionante per tutti, sono stato felice di avervi conosciuto di persona, di aver dato un volto a quelle storie e quegli scambi di e-mail...perché alla fin fine noi tutti siamo una storia ed è da lì che traiamo la nostra forza e le nostre debolezze.
Trovare qualcuno che ha una storia che inizia come la tua è bello perché non ti senti solo....e ti accorgi che tante piccole cose, sfumature, modi di pensare sono in comune con altre persone che hanno i tuoi stessi vissuti. X ti ringrazio ancora per averci aperto un velo sul "dopo", qualunque esso sia....
IL COMPLESSO E DOLOROSO LEGAME (OD OSSIMORO?) “ABORTO-ADOZIONE” ANCHE IN COLLEGAMENTO CON IL PARTO C.D. ANONIMO.
Il tema del legame tra l'aborto e l'adozione e' un'altro concetto su cui ho riflettuto parecchio negli anni...e alla fine mi sono ritrovato a ringraziare la mia madre di nascita per aver scelto la vita - altrimenti non sarei qui a scrivere queste righe!
QUAL E’ STATO L’ITER DI APPROVAZIONE DELLA MODIFICA DELLA LEGGE N.184 SULLE ADOZIONI?
Riportiamo di seguito gli interventi di coloro che hanno seguito il complesso iter di approvazione della modifica della legge sulle adozioni del 1983. Per chiarezza li suddivideremo in blocchi cronologici.
I
Vorrei comunicarvi una novità sulle attività del Senato della Repubblica. L'esame in sede redigente delle iniziative legislative per modificare la legge 4 maggio 1983 n. 184 (disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori) (A.S.130-bis, 160-bis, 445-bis, 1697-bis, 852, 1895, 3128, 3228, 4648 e petizione n.564, ad esse attinente) si è concluso (nelle sedute n.966a e n.967a di Mercoledi'ᅠ29 Novembre 2000) in COMMISSIONE SPECIALE IN MATERIA D'INFANZIA con l'approvazione degli articoli del testo, riservando all'Assemblea la votazione finale del provvedimento. Non sono riuscito a trovare il testo degli articoli finali per mancanza di tempo. Comunque per noi figli adottivi maggiorenni e' di particolare interesse l'articolo 28.
Dopo l'articolo 28 della legge 4 maggio 1983, n. 184, é inserito il seguente:
"Art. 28- bis.
1. All'adottato divenuto maggiorenne, é consentito accedere a informazioni che riguardano la sua origine e l'identità dei propri genitori biologici. A questi ultimi é consentito rintracciarlo e conoscerne la condizione. 2. L'istanza può essere inoltrata al tribunale dei minorenni dove l'adottato risiede o al tribunale dove l'adottato é nato. 3. Il tribunale per i minorenni procede alle audizioni delle parti richiedenti: adottato, genitori biologici e adottivi, parenti d'origine dell'adottato, qualora questi fosse orfano di genitori e chiunque altro ritenga opportuno; assume tutte le informazioni di carattere sociale e psicologico, al fine di valutare le conseguenze pratiche di ogni iniziativa presa rispettivamente dalle parti interessate. 4. Il tribunale dei minorenni, definita l'istruttoria e, previo consenso del contro interessato autorizza con decreto l'accesso alle notizie richieste".
II
Domani, 6 dicembre 2000, sarà una giornata importante! L'Assemblea dovrebbe procedere alla votazione finale del provvedimento... naturalmente sono col fiato sospeso! Tanto per cambiare, il presidente dell'ANFAA, Donata Nova Micucci, ha emesso un appello ai senatori per esortarli a non dare il loro voto a favore del disegno di legge! Ecco uno stralcio:
“(…) Prevedere l'accesso dei figli adottivi alla identità dei loro procreatori (art. 22): è questo un vero colpo al cuore dell'adozione intesa come genitorialità e filiazione vere. Attraverso l'adozione, l'adottato diventa figlio legittimo degli adottanti che diventano i suoi unici veri genitori: l'adozione dei minori in situazione di abbandono morale e materiale può essere considerata una seconda nascita, che non annulla la prima ma che non ne conserva alcun legame giuridico. Non ha senso quindi che una legge dello Stato rimetta in discussione questi principi andando a regolamentare le modalità di incontro dei figli adottivi con chi li ha generati. (…) Disciplinando a livello legislativo le modalità di accesso degli adottati maggiorenni alla identità dei loro procreatori, il Parlamento mortificherà il ruolo dei genitori adottivi, trattati come "allevatori" e affermerà, nei fatti, l'indissolubilità del legame di sangue, riconoscendo un ruolo positivo alla ripresa di rapporti, fra adottati e procreatori; rapporti che, nella realtà, hanno avuto conseguenze negative e spesso devastanti”.
Adesso dalla mia esperienza personale posso testimoniare che la ripresa dei rapporti con i miei genitori di nascita e' stata bellissima e che ha colmato una lacuna nella mia persona! Ho ritrovato un anello mancante nella catena della mia vita... facciamo sapere al mondo che questi rapporti sono normali e possono essere fonte di tanta felicità! Perciò vi invito a telefonare ai vostri Senatori e a farli sapere come la pensate... E se volete mandare un SMS a Donata Micucci il suo numero è xxx.
III
Vi riporto qui di seguito il resoconto della 969esima seduta pubblica del Senato, per capire meglio come hanno votato i vari gruppi parlamentari sulla legge “Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184”, recante «Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori», nonché al titolo VIII del libro primo del codice civile.
Vorrei citare, in particolare, una parte della relazione orale del senatore Callegaro che ci tocca da vicino: "il disvelamentodelle origini".
“Da ultimo, è stato affrontato un altro tema molto discusso che è quello relativo al disvelamento delle origini (oramai è stato adottato questo pessimo termine, e non è purtroppo il solo). Ancora una volta è stata trovata una soluzione di buonsenso e non di compromesso. Infatti, è stata elevata da 18 a 25 anni l'età alla quale l'adottato può chiedere al tribunale l'autorizzazione a conoscere le proprie origini. Questo proprio sulla base di dotte relazioni svolte da psicologi, educatori e magistrati secondo i quali la personalità a 18 anni non ha ancora compiuto il suo completo arco di formazione e non è ancora stabilizzata, mentre si può dire che lo sia intorno ai 25 anni. Con riferimento a quest'aspetto, sono stati salvaguardati anche altri diritti come, per esempio, quello della madre che alla nascita non abbia riconosciuto il proprio figlio. Nel caso specifico, si è cercato di salvaguardare il diritto che nel frattempo la madre può aver acquisito con la costituzione di una propria famiglia o di un assetto stabile altrimenti raggiunto, magari faticosamente, per cui si è tenuto conto anche di altri interessi che potrebbero essere conflittuali. Naturalmente il tribunale dovrà valutare che tale disvelamento non costituisca un trauma tale da minare la salute psicofisica del soggetto”.
IV
Il disegno di legge passa dal Senato alla Camera dei deputati come disegno di legge n. 7487. Nel testo completo del progetto di legge n. 7487, è di particolare interesse il Titolo III, Capo IV, Art. 23, che si sofferma sul diritto dell'adottato (riconosciuto dalla madre) ad accedere alle informazioni sui propri genitori naturali.
È iniziata giovedì, 21 dicembre 2000, presso la Commissione Giustiziadella Camera, la discussione in sede referentedel disegno di legge n. 7487. Il relatore è l'On. Anna Maria Serafini. Le sue intenzioni sono chiare: fare il più in fretta possibile; ha infatti chiesto che la discussione proseguisse in sede redigente per accelerare i tempi e arrivare al più presto all'approvazione del testo che è stato presentato in termini molto positivi.
In questo senso sono intervenuti anche la Presidente Anna Finocchiaro e alcuni deputati del Polo (Carrara e Lucchese). Naturalmente l'ANFAA ha subito emesso un appello urgente intitolato "Adozione e affidamento in pericolo" di cui riporto il paragrafo più saliente:
"Disciplinando a livello legislativo le modalità di accesso degli adottati maggiorenni alla identità dei loro procreatori il Parlamento mortificherà il ruolo dei genitori adottivi, trattati come "allevatori" e affermerà, nei fatti, l'indissolubilità del legame di sangue, riconoscendo un ruolo positivo alla ripresa di rapporti, fra adottati e procreatori, rapporti che, nella realtà, hanno avuto conseguenze negative e spesso devastanti."
V
Durante la seduta 864 dell'Assemblea alla Camera dei Deputati del 21 febbraio 2001, e' avvenuta la votazione finale dei progetti di legge: Disciplina adozioni ed affidamento dei minori (approvati, in un testo unificato, dal Senato; testo formulato dalla II Commissione in sede redigente) (A.C. 7487) ed abbinate (A.C. 79-187-1781-2379-3142-3573-4636-4993-6056-6343-6423).
La parte di maggior interesse ai figli adottivi adulti e' l'articolo 24 comma 5, 6 e 7 che riporto:
5. L'adottato, raggiunta l'età di venticinque anni, può accedere a informazioni che riguardano la sua origine e l'identità dei propri genitori biologici. Può farlo anche raggiunta la maggiore età, se sussistono gravi e comprovati motivi attinenti alla sua salute psico-fisica. L'istanza deve essere presentata al tribunale per i minorenni del luogo di residenza. 6. Il tribunale per i minorenni procede all'audizione delle persone di cui ritenga opportuno l'ascolto; assume tutte le informazioni di carattere sociale e psicologico, al fine di valutare che l'accesso alle notizie di cui al comma 5 non comporti grave turbamento all'equilibrio psico-fisico del richiedente. Definita l'istruttoria, il tribunale per i minorenni autorizza con decreto l'accesso alle notizie richieste. 7. L'accesso alle informazioni non è consentito se l'adottato non sia stato riconosciuto alla nascita dalla madre naturale e qualora anche uno solo dei genitori biologici abbia dichiarato di non voler essere nominato, o abbia manifestato il consenso all'adozione a condizione di rimanere anonimo.
Risultanza scrutinio:
Presenti 298 Votanti 297 Astenuti 1 Maggioranza 149 Hanno votato sì 290 Hanno votato no 7 Sono in missione 48 deputati
VI
Roma - 1 marzo 2001 - La commissione speciale per l'Infanzia del Senato ha approvato oggi, in sede deliberante, il disegno di legge sulle adozioni, che ora diventa legge!
La legge prende il nome di “Legge del 28 marzo 2001, N° 149” (e di seguito: “Modifiche alla legge 4 maggio 1983, N° 184, recante disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori”).
E' un primo passo molto importante per noi figli adottivi adulti: dai 25 anni in su, avremo ora la possibilità di chiedere di conoscere l’identità dei genitori di origine, tranne nel caso in cui la madre non ci abbia riconosciuto o se uno dei genitori aveva richiesto l’anonimato (art. 24, comma 5-6-7).
E' solo una prima tappa nel raggiungimento del nostro obbiettivo finale. Si tratta ora di vedere come verrà messa in pratica ed interpretata dai giudici dei Tribunali dei Minori (TdM).
LA MODIFICA ALLA LEGGE SULLE ADOZIONI, ALL’ART. 24, PONE UNA DISCRIMINANTE TRA FIGLI RICONOSCIUTI E NON RICONOSCIUTI ALLA NASCITA. COSA NE PENSIAMO E QUALI SONO I PRO E I CONTRO?
Nella legge 149/2001 di modifica alla disciplina delle adozioni e dell’affidamento dei minori della precedente Legge del 1983, si dice chiaramente, all’art 24, che i figli adottivi che siano stati riconosciuti alla nascita (ed abbiano compiuto i 25 anni di età) possono accedere, previa domanda e valutazione del TdM, al fascicolo della propria adozione (e così venire a conoscenza dell’identità dei propri genitori biologici o naturali) (comma 5). Sempre nello stesso articolo viene però preclusa tale possibilità ai figli non riconosciuti alla nascita o i cui genitori biologici abbiano chiesto di non esser nominati (comma 7), segnando di fatto una grossa frattura tra figli riconosciuti e non, che godranno in tal modo di un diverso trattamento giuridico da parte delle Istituzioni.
Di seguito riportiamo alcune impressioni a caldo ed alcune opinioni da noi espresse al momento del varo definitivo della Legge.
Però, dovremmo capire bene se abbiamo un'opinione comune su tutti i fronti oppure se le nostre idee si diversificano. Ad esempio io ritengo che la proposta di legge sia una buona proposta (pur dissentendo fortemente sull'innalzamento del limite di età, ma questo non riguarda noi), mentre X ritiene che il diritto debba essere esteso anche a chi non è stato riconosciuto, aspetto che io personalmente non condivido.
Sono certa comunque che queste divergenze possano essere superate, considerato che il nostro scopo primario è quello di far comprendere che l'adozione deve essere considerata anche dal punto di vista degli adottati e non quasi esclusivamente tenendo conto dell'opinione dei genitori adottivi, i quali, pur in perfetta buona fede, molte volte tendono a semplificare.
Perché i non riconosciuti sono diversi dagli altri?
Perché un altro può chiedersi il perché e io invece devo andare contro le leggi penali se volessi sapere qualcosa?
Sapresti dirmi il perché IO non posso un giorno vedere in volto a mia madre?
Sono uno direttamente condannato all' inferno? Quali virtù, quali qualità, hanno questi uomini super partes per potere essere al di sopra di tutti noi!?
Perché in Italia gli adottati continuano ad essere un una classe diversa di persone?
Perché un olandese può, un danese può, un ... può, e l'italiano non può? E’ forse vero che esiste la razza ariana (in senso intellettivo)?
Inoltre non capisco come si possa fare una dichiarazione come ha fatto il Senato italiano dove si ritiene più importante la situazione "di benestare" alla dignità dell' uomo, allegando falsi documenti di psicologi (poiché io stesso sono in contatto con alcuni del RET di New York, italiani in questo caso) e affermano che la moderna ricerca del “benessere” è un disturbo della mente che sta facendo moltissime vittime nella nostra società.
Sono rimasto veramente perplesso e deluso... Quante domande mi vengono da porgere ai nostri legislatori! E ora chi rimane a proteggere i diritti di noi figli adottivi non riconosciuti? Chi ha mai chiesto il nostro consenso all'adozione? Per una legge che pretende di proteggere i bambini in tutte le fasi della vita (anche da adulti), perché non veniamo mai interpellati? E se invece di ascoltare sempre le "dotte" relazioni di psicologi, educatori e magistrati avessero chiesto il giudizio di qualche figlio adottivo? E perché elevare l'età a 25 anni quando mi possono mandare in guerra e morire a 18? E perché...
Per fortuna ho iniziato la mia ricerca delle origini a 19 anni (sì, durante quella fase di personalità instabile...) per incontrare la mia madre di nascita a 23 anni senza creare alcun trauma! Contrariamente a quanto asserisce il Senatore Callegaro, spero proprio che l'iter parlamentare nella Camera dei Deputati possa correggere questi errori di omissione per riportare l'Italia al passo con l'Europa.
Dunque, ho letto le varie argomentazioni dei senatori e mi sembra incredibile come non si faccia il minimo accenno al diritto dell'adottato adulto a conoscere la propria storia. Permettetemi di confessarvi che ho avviato questa comunità per cercare di dialogare sull'argomento e trovare forse le mie origini; sto invece scoprendo un mondo giuridico premeditato che mi scandalizza e mi lascia senza parole.Tutto questo però mi dà una forza di reagire a qualcosa che sento una grande ingiustizia sociale e umana. Siamo da capo, siamo allo stesso punto di prima, non è cambiato nulla per noi, continuiamo quindi a crescere e a strutturarci per farci sentire. Visto che il momento è opportuno per farci ascoltare (discussione della proposta alla Camera, elezioni politiche, fatti di cronaca relativi alle adozioni, ecc...), perché non proviamo a trovare una cassa di risonanza?
Io vorrei insistere soprattutto su 2 punti: 1) il diritto, anche di chi non è stato riconosciuto alla nascita, di poter accedere alle informazioni che riguardano le sue origini: insomma, dobbiamo proprio far finta che le donne che ci hanno messi al mondo non siamo MAI esistite? 2) il fatto che il tribunale, per decidere se si è abbastanza "sani di mente" per avere le informazioni sulle origini, debba interpellare i genitori adottivi (ed avere, mi pare di leggere tra le righe, il loro consenso). Ma, dico, come si fa a parlare di "diritto" inalienabile della persona, quando per esercitarlo c'è bisogno del nulla osta di altri...? D'accordo che i genitori adottivi sono stati e sono sempre i co-protagonisti delle nostre storie, ma cosa succederebbe in una famiglia se questi negassero la loro approvazione ad un figlio (un uomo o una donna presumibilmente maturi, ultra 25enni e decisi a conoscere le loro origini)? Non si creerebbero forse, dall'una e dall'altra parte, quei famosi squilibri psicologici che proprio la legge si preoccupa tanto di evitare?
Per quanto riguarda l'idea di presentare la nostra posizione al Parlamento italiano, sono d'accordo e mi sono impegnato a documentare prima la legislazione Europea in materia per dimostrare che non siamo al passo con i tempi! Per esempio, in Germania tutti i figli adottivi a 16 anni hanno libero accesso alle loro pratiche d'adozione incluso il certificato originale di nascita con relativa maternità! (vedi legge del 2 luglio 1976, art. 1, par. 1741-1772)
VARIE DOMANDE SUL NUOVO ART. 24 della L.149 del 2001
L'art.24 della nuova legge di modifica alla 184, al comma in cui prevede la possibilità di accedere alle informazioni sulle proprie origini (comma 5), può essere esteso anche a noi "adottati di lunga data" o riguarda solo chi sarà adottato da oggi in poi?
Da una prima lettura dell'articolo stesso mi sembra di capire che noi siamo esclusi, ma io non ho esperienza in materia giuridica: tu che ne pensi?
L'articolo 24, comma 5, ha efficacia retroattiva, quindi si estende a tutti i casi di figli adottivi che abbiano raggiunto l'età di 25 anni compiuti, non importa in quale periodo siano stati adottati (prima o dopo il 1967, prima o dopo il 1983). Perciò, ad esempio, se uno e' nato prima del 1976 potrebbe già presentare istanza al Tribunale dei Minori del luogo di residenza per richiedere informazioni sulle proprie origini. Il comma 7 purtroppo limita l'accesso alle informazioni nel caso in cui il figlio adottivo e' figlio di "donna che non consente di essere nominata"...
COME POSSIAMO ATTIRARE L’ATTENZIONE DELL’OPINIONE PUBBLICA?
Perché per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti negati a noi figli non riconosciuti non creiamo una e-mail da fare circolare in rete in modo da potere raccogliere un buon numero di firme e da poterla spedire ai deputati e ai quotidiani nazionali per un articolo?
Possiamo benissimo discutere tutti assieme le modalità del NOSTRO comunicato, ma onestamente sono un po' perplessa quando si tratta di cambiare idea un giorno sì ed un giorno no! Non vedo come tu possa credere che una e-mail, una lettera o chissà che altro possano avere un valore giuridico: al massimo si tratta di smuovere un po' le idee.
Ripeto poi la proposta a chiunque se la senta di parlare in qualche talk-show, penso che questo sia il momento migliore. Si potrebbero portare le nostre esperienze alla sensibilità dell'opinione pubblica, e avvalorarle con il racconto di "ricerche finite bene”.
Per rispondere alla proposta del talk-show ho contattato persone che mi hanno detto quale è la strada da percorrere per partecipare al "Costanzo Show"; ne ho parlato con x, che mi ha detto che ha conosciuto due persone che hanno partecipato ad una trasmissione un paio di anni fa come figli adottivi alla ricerca delle proprie origini, e che tentava di rintracciarli per sapere che tipo di serietà ci si possa aspettare da questo tipo di trasmissione.
Una raccolta firme? Uno stand a piazza Montecitorio pieno di cartelloni? Qualcuno di noi che se la senta di parlare in trasmissioni televisive (tipo Costanzo-Show)... Non so, anch'io sto tentando di riordinare le idee perché sono d'accordo sul fatto che non possiamo lasciarci sfuggire questa occasione, forse la prima nella storia, in cui ci è data concretamente la possibilità di farci sentire.
QUALI SONO I DOCUMENTI DI BASE DI OGNI ADOZIONE?
Riportiamo gli interventi di alcuni partecipanti al forum che si interrogano su quali siano i documenti che per legge accompagnano e concludono l’iter adottivo. I genitori adottivi ne sono in possesso, dal momento in cui hanno decido di adottare un bambino.
I miei genitori adottivi erano in possesso di questi certificati:
- Atto di adozione temporaneo;
- Atto di affidamento definitivo;
- Estratto per riassunto dal registro degli atti di nascita.
Questi documenti dovremmo averli tutti noi.
Visto che i Tribunali per i Minori mettono un sigillo sulle buste che contengono le informazioni che cerchiamo, risulta impossibile per i figli non riconosciuti, anche avendo l'atto integrale di nascita, arrivare ad aprire (o farsi aprire) la busta (aprire una busta lascia un segno e chi è che rischierebbe per noi il carcere?), credo che l'unico vero aggancio possa essere l'Ospedale ma anche qui arrivare alla scheda della madre è un vero problema.
Ho cominciato a raccogliere una serie di documenti che avevo in casa e pian piano sto arrivando a scoprire il nome della mia vera madre. L'ultimo passaggio (almeno della raccolta informazioni) è quello di andare a verificare le schede del parto (spero esistano!) del giorno della mia nascita....
PERCHE’ PUO’ ESSERE UTILE IL CERTIFICATO DI BATTESIMO?
Molti di noi, nel corso della loro ricerca, sono venuti in possesso del certificato di battesimo. Questo è rinvenibile, a seconda dei casi, presso l’istituto che ci ha accolto nell’attesa d’esser adottati (oppure all’istituto si può sapere quale fosse la chiesa presso cui di norma venivano battezzati i neonati, quindi rivolgersi alla chiesa e chiedere di consultare il “registro delle anime”, il registro di tutti i battezzati presso quella parrocchia), nel fascicolo dell’adozione secretato presso il Tribunale dei Minori (di difficile consultazione) o, in rari casi, presso l’ospedale in cui è avvenuto il parto (qualora fosse a carico dell’ospedale portare i neonati a battesimo). L’utilità sta nel fatto che in tale certificato si può trovare il nome della madrina che ci ha tenuto a battesimo. Avvertiamo però che, se a volte questa “pista” è stata utile, a volte si è rivelata un’inutile perdita di tempo, in quanto spesso le madrine che tenevano a battesimo i bambini destinati all’adozione erano inservienti dell’ospedale, infermiere, dipendenti dell’istituto, che tenevano a battesimo anche un altissimo numero di bambini all’anno, perciò le possibilità che queste ricordino qualcosa della nostra storia in particolare, sono davvero poche. Ricordiamo che il certificato può essere, in alcuni casi, conservato dai nostri stessi genitori adottivi, che l’hanno ottenuto, al momento dell’adozione, dall’istituto o dal Tribunale.
Da lì ho ricavato il nome dell'orfanotrofio e della clinica dove sono nato, poi una prima ricerca mi ha fatto trovare il certificato di battesimo originale (era nella chiesa più vicina alla clinica....) dove ci sono i miei due cognomi (il battesimo è avvenuto 7 giorni dopo la mia nascita e il Tribunale non mi aveva ancora affidato, dopo un anno è stato aggiunto a mano sul librone il mio cognome da adottato). Ciò mi ha fatto pensare che il cognome che ricorreva nei documenti del Tribunale fosse quello "vero"....
Venerdì o sabato andrò nella clinica per spulciare i registri delle presenze del 1973...speriamo bene… Mi diceva x che le cliniche private sono ostiche....
Buffo invece è stato il momento in cui ho visto il registro della chiesa dove sono stata battezzata, il mio nome era scritto su un registro intonso, perfetto, indenne dal tempo che gli era passato sopra. Da lì ho capito che molte altre cose e persone potevano ancora esserci e quindi le dovevo cercare.
Ho ritrovato in casa un vecchio certificato di battesimo dove era indicata la chiesa e la data. Mi sono recata presso la chiesa e un prete mi ha fatto vedere il registro dove vengono registrati tutti i battesimi. E' stato emozionante! Il registro era scritto in corsivo ed era perfetto come nuovo! Chissà... pensavo che dopo 40 anni sarebbe stato difficile trovare tracce di questo tipo.
Ho potuto vedere il nome della mia madrina di battesimo che era una persona che lavorava presso l'istituto dove stavo io. Il giorno dopo sono riuscita a trovare il suo numero di telefono e ci ho parlato, sabato la incontrerò di persona e poi vi racconterò.
Ho invece rintracciato la suora che era all'Istituto di xx nel reparto dove mi trovavo io e che probabilmente ha gestito il rapporto con i miei genitori per l'adozione. La persona che ti ha battezzato potrebbe essere una assistente dell'Istituto di xx, ho già chiesto alla mia (che mi sta aiutando nelle ricerche) se era una sua collega e magari si ricorda di te. Dato che abbiamo solo tre anni di differenza probabilmente il personale dell'Istituto era lo stesso e quindi possiamo procedere insieme.
QUAL E’ LA PERCENTUALE DI CHI CERCA LE PROPRIE ORIGINI?
Ci sono alcuni dati noti riguardo al numero di adottati che vanno alla ricerca della loro famiglia biologica. Nel libro ''Geadopteerd. Een leven lang op zoek naar jezelf'' (tradotto: "Adottato. Una vita intera alla ricerca di se stesso") di David Brodzinsky (Ambo, 1997; ISBN: 90-263-1481-7) si indica che dal 30 al 40% degli adottati va effettivamente in ricerca. Infatti e' un libro da leggere. E' la traduzione di un libro americano, dovrebbero leggerlo in Italia!
Anche la Hester Storsbergen ha fatto ricerche in Olanda riguardante le ricerche fatte da adottati Greci.
I risultati erano come segue:
Non hanno cercato informazioni: 20% Hanno cercato informazioni sull'orfanotrofio/dintorni: 18% Hanno cercato informazioni sui genitori biologici: 22% Stanno cercando i genitori biologici: 17% Hanno incontrato i genitori biologici: 23% N=103 (nota del traduttore: penso si tratti del numero totale degli intervistati) Da: Storsbergen, 1995, p. 133 (libro: Het begon in Griekenland; tradotto: "Ha avuto inizio in Grecia").
Si, è ora di aggiornare le loro statistiche (dell’ANFAA, ndr) Sarebbe anche ora di aggiornare la loro bibliografia visto che l'unico libro che sanno proporre è “Storie di figli adottivi”, prima o poi ne scriveremo uno anche noi e potremo usarlo come baluardo di difesa per altri vent'anni come fanno loro.
Parlando con un mio insegnante, giudice laico al Tribunale per i minorenni, è venuto fuori che i figli adottivi che sono impegnati nella ricerca non sono poi così pochi. Forse stiamo emergendo davvero solo ora come realtà, ma parlare di rari casi mi sembra eccessivo. Comunque possiamo iniziare a comunicarglielo (all’ANFAA, ndr), così possono rifare i conti con tranquillità prima del loro prossimo libro.
QUAL E’ IL NORMALE ITER DI UNA ADOZIONE NAZIONALE?
Poco dopo la “dichiarazione dello stato di adottabilità” fatta dal Tribunale dei Minori (cui il genitore biologico ha tempo un mese per fare opposizione presso il Tribunale, personalmente o servendosi di un legale), viene fatto l’”abbinamento”, termine sgradevole per indicare il tentativo del Tribunale dei Minori, individuata una coppia disponibile e “giusta”, di associare a tale coppia un bambino in “evidente stato di abbandono”, ovvero: ospitato già da qualche tempo in un Istituto per l’infanzia (cui i genitori naturali abbiano firmato un atto ufficiale di “rinuncia” alla potestà sul minore), non riconosciuto alla nascita, figlio di persona che non consente d’essere nominata o quando sia certificato che i genitori naturali non possano provvedere alla sua crescita materiale e morale. Dopo tale abbinamento i genitori vedono qualche volta il bambino, ancora all’interno dell’Istituto, dove gli assistenti sociali possono monitorare la situazione da vicino. Da ora in poi sono soprattutto loro i referenti dell’iter adottivo, sui quali il Tribunale ripone piena fiducia. Questi inoltre possono consigliare al Tribunale le mosse giuste da fare, o dare indicazioni di vario genere sullo stato del bambino (per esempio, nel caso di bambini di uno o due anni, accelerare l’adozione, poiché magari il bambino soffre psicologicamente lo stare nell’Istituto ed ha urgente bisogno del calore di una casa). Dopo il via libera dell’Istituto, sentito il tribunale, e intervenuto un decreto del Tribunale, comincia il periodo di “affidamento preadottivo”. Il bambino entra nella sua nuova casa. Questo periodo dura un anno esatto. Se le cose vanno a buon fine, ovvero non viene fatta opposizione al decreto da parte di nessuno e l’abbinamento funziona, si procede d’ufficio a decretare definitiva l’adozione. Ci sono casi di periodo preadottivo finito male, qualora il bambino non si inserisca a pieno nella nuova famiglia, sia un bambino “difficile” o i genitori adottivi stessi non riescano a fare fronte al carico di responsabilità e cambino idea (è raro, ma capita). In questo caso il bambino torna all’Istituto, ove si provvede al più presto a tentare un nuovo abbinamento. Tutti i vari tentativi di adozione falliti sono ampiamente registrati nella cartella del bambino, in possesso dell’Istituto per l’infanzia ove lo stesso è accolto.
QUANTO TEMPO PASSA TRA AFFIDAMENTO PREADOTTIVO ED ADOZIONE DEFINITIVA?
Dopo il via libera dell’Istituto, sentito il tribunale, e intervenuto un decreto del Tribunale, comincia il periodo di “affidamento preadottivo”. Il bambino entra nella sua nuova casa. Questo periodo dura un anno esatto. Se le cose vanno a buon fine, ovvero non viene fatta opposizione al decreto da parte di nessuno e l’abbinamento funziona, si procede d’ufficio a decretare definitiva l’adozione.
La mia famiglia mi ha avuta in affidamento preadottivo all'età di 2 mesi...un anno dopo, come da prassi, mi hanno adottata. Una volta pensavo che il mio fosse un caso "anomalo", ero veramente neonata...ma vedo che ci sono altri adottati così presto.
Volevo chiedervi quanto tempo è intercorso tra la vostra affiliazione e l'adozione, chiedo sopratutto a chi tra di voi ha più di 35 /40 anni. Non so ancora spiegarmi perché per me ci sono voluti più di 10 anni (questo è un caso di affiliazione, non fa quindi testo quanto all’adozione c.d. “normale”, i cui tempi sono sopra riportati, ndr).
QUALI INFORMAZIONI SI POSSONO RICHIEDERE ALL’ISTITUTO IN CUI SI E’ STATI ACCOLTI PRIMA DELL’ADOZIONE?
L’Istituto per l’infanzia che ci ha accolti nei primi giorni (mesi o anni) di vita è in possesso di tutti i documenti e le certificazioni relativi alla nostra nascita (cartella cliniche del parto, atto originale di nascita, cartella sanitaria del bambino con registrazione dei periodici controlli fisici della sua crescita) e alla nostra storia adottiva (carteggio vario con Tribunale dei Minori, certificazione dello stato di adottabilità, decreto di affidamento preadottivo, etc…), nonché, a volte, altro non strettamente legato all’ambito legale (trascrizione di colloqui avvenuti con la madre naturale – nei casi di bambini adottati all’età di due/tre o più anni –, copie di denunce penali a carico della madre o del padre naturali o certificato di battesimo del bambino).
Mi aiuta una zia (mio padre non ne sa nulla, per molti anni) che trova una parente anziana che sa dove sono stata, il nome dell'istituto, etc... All'istituto l'assistente sociale (una delle donne più chiuse e severe che conosca, e meno male che mi ha seguita da bambina...) mi spedisce una lettera con pochi dati, quelli dei tentativi di adozione. Sì perché scopro che ce n’è stato uno, però fallito. Vado più volte a parlarle, dice che eravamo in 300 a quel tempo, che non può ricordarsi del mio caso in particolare, che ha da fare, che in definitiva, anche se volesse o potesse aiutarmi, è illegale.
Ho scritto una lettera alla donna che ho incontrato (una che lavorava all’Istituto dove sono stata), ringraziandola per l'opportunità che mi aveva dato di conoscere alcuni particolari della vita che si svolgeva nell'istituto e le varie prassi relative all'adozione in quell'epoca; pregandola di raccontarmi altri particolari della mia vita che probabilmente lei conosceva. Mi ha telefonato dopo qualche giorno dicendomi di essersi recata alla chiesa dove avevo visto la registrazione del mio battesimo, e mi ha detto che non era lei la mia madrina ma un’altra signora sua collega all'istituto e che dal registro aveva notato che la mia adozione non era partita nel momento in cui i miei genitori mi avevano preso (18 mesi) ma all'età di 4 anni, che faceva presupporre una non rinuncia da parte della madre naturale fino a quell'età. Sono riuscita a trovare la sua collega che mi aveva battezzato e l'ho incontrata questa mattina. Questa volta sono andata senza fiori e un po’ più rilassata della volta precedente. Ho incontrato una bella persona, più emozionata di me. Non si ricordava di avermi tenuto a battesimo perché anche lei mi ha confermato che i bambini nell'istituto all'epoca erano molti e poi sono passati tanti anni. Mi ha confermato che se l'adozione è avvenuto dopo tutto quel tempo c'è da pensare che la madre non avesse rinunciato subito, che veniva a trovarmi. Mi ha detto di cercare una suora che gestiva i rapporti con le coppie che avevano intenzione di adottare, di cui mi ha parlato anche mia madre, ma sopratutto mi ha detto di chiedere a mia madre che sicuramente sa. Sicuramente non il nome ma la storia. Piuttosto vado a cercare la suora perché con mia madre non ho il coraggio di parlare.
Ho invece rintracciato la suora che era all'Istituto di xx nel reparto dove mi trovavo io e che probabilmente ha gestito il rapporto con i miei genitori per l'adozione. La persona che ti ha battezzato potrebbe essere una assistente dell'Istituto di xx, ho già chiesto alla mia (che mi sta aiutando nelle ricerche) se era una sua collega e magari si ricorda di te. Dato che abbiamo solo tre anni di differenza probabilmente il personale dell'Istituto era lo stesso e quindi possiamo procedere insieme.
COME TROVARE IL CORAGGIO DI PARLARE DELLA PROPRIA RICERCA AI PROPRI GENITORI ADOTTIVI?
Posso chiederti una cosa, da mamma adottiva? Perché non hai il coraggio di parlare con la tua mamma adottiva della tua storia? Se ti hanno adottato tanto tardi sicuramente saprà dirti alcune cose, può anche darsi che abbia dei documenti. Scusa, dico così perché personalmente credo sarei contenta se mia figlia mi chiedesse di raccontarle quello che so della sua mamma di pancia. Non aver troppa paura di farla soffrire, in fondo sono anni che noi mamme adottive conviviamo con le stesse domande sulla storia dei nostri figli.
Anche a me - da mamma adottiva - piange sempre il cuore quando sento i figli dirti che hanno paura di ferire i loro genitori adottivi. Sei mamma anche tu: sicuramente anche i tuoi figli ti feriranno qualche volta ... fa parte del gioco! Poi, non e' affatto detto che si ferisce ... facendo domande! E da ultimo, ma non meno importante: anche se si dovesse ferire ... beh? Voi adottati adulti avete le vostre vite da vivere, non quelli dei vostri genitori (adottivi o di nascita che siano)!.
So con certezza che per mentalità (chiusissima), per carattere (ancor più chiuso e cocciuto) e per il terrore di meccanismi affettivi e psicologici sconosciuti (che lei pensa) mi potrebbero allontanare da lei, che mia madre abbia sempre cercato di rimuovere la realtà e non sia in grado oggi come ieri di affrontare apertamente questo argomento, vive come una sconfitta il fatto che si riaffacci e che l'amore che mi ha dato non l'ha definitivamente sommerso. La mia madrina mi ha consigliato di farla parlare con qualcuno di fiducia che possa intercedere per me. Sono sincera non me la sento, anche se ingiusto percepisco tutto il suo dolore ogni volta che tento di girare intorno all'argomento.
Sicuramente con mia madre c'è un nodo che non si è mai sciolto e che forse non si scioglierà mai. Ma la paura della sua vecchiaia e della sua perdita non mi permette di avere la forza che avrei dovuto avere nell'età dell'adolescenza.
Non e' forse così che tu hai sempre avuto un ottimo rapporto con lei, anche durante gli ultimi 22 anni (cioè da quando sai di essere stata adottata)? E anche durante gli anni in cui stai cercando le tue origini (di nascosto da lei)? Forse se glielo racconti, lei avrà già la prova (a posteriori quindi) che il fatto che tu sei alla ricerca dei tuoi genitori di nascita NON cambia il rapporto tra voi. Mah ... io provo a darti un punto di vista ...! Credo che così com'è importante per te (e per tanti altri adottati) SAPERE, lo possa essere anche per tua madre. In questo caso non intendo sapere chi è tua madre di nascita, ma sapere com'è veramente il suo rapporto con te: un rapporto aperto ed onesto tra madre e figlia ...
COSA SI PUO’ TROVARE NELL’ATTO INTEGRALE DI NASCITA?
Sono riuscita ad avere l'atto integrale di nascita, dove non c'era scritto assolutamente nulla se non che sono figlia di donna che non vuole essere nominata.... nessun'altra nota.
Ho scoperto di essere nato nella clinica xx (ho rinvenuto l'estratto di nascita) e di essere stato portato poi a yy.
COME OTTENERE L’ATTO INTEGRALE DI NASCITA?
Per quanto riguarda l'atto di nascita integrale (in cui mi sono imbattuta in questi giorni), penso che l'iter burocratico sia uguale per tutti i Comuni d'Italia. Questo documento non è necessario per nessun motivo ordinario (matrimoni, morte ecc.), quindi la sua richiesta deve essere motivata, nel nostro caso la motivazione (adozione) riguarda il Tribunale dei Minori competente, che deve dare al Comune di appartenenza l'autorizzazione a rilasciarlo. Quindi secondo me le strade sono due:
1 rivolgersi direttamente al Tribunale dei minori
2 trovare il modo di averlo attraverso l'Istituto per l’infanzia (che dovrebbe averne una copia)
3 fare domanda ufficiale al Comune
Ebbene ho chiamato l' ospedale ove sono nata ed ho chiesto come potevo fare per avere copia dell' Atto Integrale di Nascita. Mi hanno rimandato al Comune di Milano, però prima di contattare lo stesso Comune di nascita, ho provato con quello di residenza. Visto che i Tribunali per i minori mettono un sigillo sulle buste che contengono le informazioni che cerchiamo, risulta impossibile per i figli non riconosciuti, anche avendo l'atto integrale di nascita, arrivare ad aprire (o farsi aprire) la busta (aprire una busta lascia un segno e chi è che rischierebbe per noi il carcere?), credo che l'unico vero aggancio possa essere l'Ospedale, ma anche qui arrivare alla scheda della madre è un vero problema. Qualcuno ha una vaga idea di come o chi avvicinare per avere informazioni? Per questo vorrei andarci di persona, visto che l'investigatore non è stato in grado qualche anno fa.
Domanda:
Per avere l’atto integrale di nascita mi hanno detto di fare domanda presso la Procura della Repubblica di xx (da cui dipende il mio Comune di residenza), poi loro faranno richiesta al Comune di nascita.
Ora, questa domanda deve essere scritta o verbale? Alla Procura possono negare questa mia richiesta? Che documenti devo presentare ?
Risposta:
La domanda deve essere scritta e alcune volte ti suggeriscono con un prestampato la dicitura migliore. Si, possono negare la richiesta della copia integrale e darti solo un estratto di nascita. Non devi presentare o allegare nessun documento specifico.
QUALI DOCUMENTI SI POSSONO TROVARE NELL’OSPEDALE DI NASCITA? A CHE SERVE LA CARTELLA CLINICA?
Purtroppo il nome sui certificati indica solamente il cognome provvisorio del tribunale, in quanto non sono stato riconosciuto. Mi ci è voluto un po’ per appurarlo, ho cioè convinto la persona che stava alla clinica a dirmi se una donna con quel nome era stata ricoverata nel febbraio 1973. Ha verificato i documenti e non è risultato nulla...(ero presente), sarebbe stato troppo facile!
Dici "ero presente", alla lettura di un documento in ospedale? Di che documento si trattava? Da quanto ho capito io ci ne dovrebbero essere due:
- la cartella clinica della tua nascita (in cui e' poco probabile che viene nominata la madre di nascita)
- la cartella clinica della tua mamma di nascita (in cui - dicono - non viene nominato il bambino, ma che dovrebbe essere "riconosciuto" in base alla data ed eventualmente all'ora di nascita del bambino).
COS’E’ L’AFFILIAZIONE? CHE DIFFERENZE CI SONO CON L’ADOZIONE?
L’affiliazione è un istituto ora scomparso, che veniva messo in atto prima della legge del '67 quando il minore nonera in stato di totale abbandono, e quando i genitori erano ben conosciuti, ma per qualche motivo non potevano occuparsi del minore. Quindi si passava il testimone a comunità o a case famiglia (tipo Nomadelfia, fondata da Don Zeno e tutt’ora esistente nel grossetano), che provvedevano al minore per qualche anno, sinchè si decideva di dargli una famiglia, a volte TRAMUTANDO DI FATTOl'affiliazione in adozione (nel qual caso, i genitori naturali sono rintracciabili, con domanda al tribunale dei minori o ai servizi sociali, in qualsiasi momento), altre invece TRAMUTANDOLA DI DIRITTO in una adozione ordinaria, ovvero facendo passare il fascicolo personale del minore dai servizi sociali o dalla casa-famiglia al tribunale dei minori, il che significava, fino al 2001, secretazione per sempre. Attualmente invece è possibile fare una domanda, in carta semplice, al TdM, il quale fornirà il fascicolo relativo all’adozione del minore affiliato. Questo sarà possibile in quanto, per la natura stessa dell’istituto, i minori affiliati sono quasi tutti riconosciuti dal genitore naturale alla nascita, e rientrano quindi nella disciplina dell’art 24 comma 5 della legge 149/2001.
Riportiamo un caso per tutti:
Non ho ancora capito come cavolo sono stata "organizzata" nella mia vita, nel senso che sul mio certificato di nascita anagrafico c'è scritto "affiliata", ma a casa ho sempre sentito parlare di essere stata "adottata". Già questo è un mistero! Per ora vorrei solo fare un paio di domande a chi sa:
-la differenza precisa tra "affiliata" e "adottata"?
-dato che so nome e cognome che mi aveva dato la mia mamma naturale, ho richiesto a Roma il mio certificato anagrafico, ma perché mi è arrivato con una parte tutta cancellata a biro e una scritta a mano "come tale non risulta"?
Preciso che il certificato è un certificato di nascita anagrafico, originale, del comune dove risiedo tuttora, che certifica che: figlia (cognome già cambiato e nome mio originale) affiliata da (cognome e nome della persona che si è occupata di me) n. xxx nubile Iscr. Dal xxx al Comune di xxxx (luogo dove ho abitato fino al matrimonio). Il tutto stampato su un modulo pre-stampato.
Comunque io ho vissuto così, per un po’ con la nonna e la mamma e poi solo con la mamma. Ma solo da quando sono entrata qui alla comunità ho capito della grande differenza tra affiliata e adottata. Per questo penso che lei non mi abbia mai potuto adottare, ma solamente affiliare. Quello che non ho ancora capito, però, è per quale motivo il passato di una persona affiliata sarebbe più facile da ricostruire? A circa 7 anni mi sono rotta una gamba e sulla busta delle lastre ho letto per la prima volta il mio vero cognome. Poi però è stato cancellato e corretto a penna con il mio nuovo.Il giorno xxx ho fatto una Dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà, per definire una volta per tutte il mio nome. Ora, ufficialmente, il mio primo nome e il cognome sono quelli "nuovi", mentre il secondo nome è quello originale. Da questo estratto di nascita non si estrae proprio un cavolo! Se non: codice xxx. Ogni tanto metto questo foglio di quasi carta velina, in contro luce, per vedere di leggere le parole cancellate dalla penna, ma non si capisce veramente nulla!
Risposte:
1) L'affiliazione è un istituto molto diverso dall'adozione, in quanto il minore viene affidato a una persona che provveda a educazione, istruzione e lo mantenga ma non crea un vincolo di parentela, di rapporto familiare genitore-figlio come nell'adozione. Nell'affiliazione il minore, se l'affiliante lo chiede, può utilizzare il cognome di quest'ultimo ma non gli vengono attribuiti diritti ereditari, nonostante l'affiliante acquisti la patria potestà sul minore.
2) in questi casi si può, in fasi successive:
A) fare richiesta , in carta semplice , al tribunale dei minori: chiedi di poter sapere "fatti e date relativi alla tua vicenda di affiliazione o affidamento". Lo fai con una lettera, scritta a mano: non serve altro. Questo ti aiuterà moltissimo a capire: se il TdM ti rifiuta del tutto qualsiasi informazione, appellandosi alla legge dell'83, vuol dire che sei stata poi adottata di diritto, quindi è tutto è secretato, se invece ti dice qualcosa, o ti rimanda a qualche istituto provinciale per l'infanzia, vuol dire che la tua non è mai stata una vera e propria adozione, e che hai speranze di sapere.
B) fai lo stesso tipo di richiesta ad un istituto per l'infanzia della zona (poi casomai ti mandano loro in quello giusto), a Nomadelfia, alla ASL (va bene anche questa).
C) richiedi al Tribunale dei Minori di sapere le tue origini, tuo diritto ora in base all'art 24 della legge 159/2001. La domanda può esser fatta in carta semplice dicendo: “Essendo stato/a affiliata alla tale famiglia nel 19…, chiedo di poter avere accesso al fascicolo relativo alla mia adozione”. Niente di più. Il Tribunale è tenuto a valutare il tuo caso in tempi brevi e ad autorizzare con decreto l’accesso alle notizie da te richieste.
COS’E’ L’ISRR?
Domanda:
Qualcuno di voi mi potrebbe dare maggiori delucidazioni riguardo la registrazione presso I.S.R.R., un registro internazionale ove inserire i propri dati relativi all' adozione ?
Ho dato una scorsa al modulo per l' iscrizione ma non so se:
1) può essere un valido aiuto anche per noi in Italia ove non ci sono organi del genere o forse non sufficiente informazione a riguardo;
2) questo organismo effettua ricerche sulla base dei dati trasmessi oppure funziona solamente come un archivio enorme in cui vengono raccolte queste informazioni e basta.
Risposta:
Io ho avuto a che fare con la ISRR una decina di anni fa e conosco Tony Villardi il suo creatore. La ISRR e' un registro "passivo" (non fanno ricerche) ben conosciuto (e fidato) negli Stati Uniti ed io lo propongo a tutti i figli adottivi che incontro. Nonostante la parola "International" nella loro sigla, non sono molto conosciuti in Europa perciò io te lo proporrei solamente se pensi di avere qualche fratello o sorella adottati da genitori americani. Nel 1991 Tony Villardi mi ha permesso di mandare una lettera a tutti i membri registrati nel ISRR che hanno indicato di essere nati in Italia (solo una trentina) e adottati in nord America. Io ho pagato le spese di spedizione e lui si e' occupato di mandare le lettere (per non compromettere la privacy). In seguito a questa lettera ho ricevuto una decina di risposte (perché il mio indirizzo era sulla lettera) da figli adottivi nati in Italia ed ora residenti in America.
Mi sono subito messo in contatto con loro ed e' da qui che e' nata l'idea di formare un gruppo (con una settantina di membri) di figli adottivi Italo-Americani sotto il nome di C.I.A.O. (Caring Italian Adopted “Orphans”) ed in seguito ITALIADOPTION di cui sono fondatore e animatore.
Tutti i siti (link) segnalati nella Bacheca di questa comunita' (F.A.E.G.N.) sono presenti anche sotto la sezione "Collegamenti", con un breve commento che ne descrive il contenuto, l'autore (preferibilmente con un indirizzo di posta elettronica) e la lingua del contenuto ivi incluso.
A parte quello che ho già scritto della ISRR vorrei ricordarti che e' un registro passivo, specializzato sul territorio del nord America. Per registrarsi bisogna scaricare il loro modulo di adesione, stamparlo e inviarlo via posta regolare (cartaceo). Essendo poco conosciuto in Europa, le probabilità di trovare la tua madre di nascita iscritta nel loro registro e' bassissimo. Comunque, tentare non nuoce! (ed è tutto gratis...)
CHE COSA DEVO FARE SE TROVO SCRITTA IN QUALCHE DOCUMENTO L’ESPRESSIONE “ADOZIONE SPECIALE”?
Per rispondere alle molte domande in proposito, rimandiamo innanzitutto alla risposta della domanda “qual è stata la legislazione sull’adozione dal dopoguerra ad oggi in Italia”. Da qui si desume che nell'83 l'adozione “speciale” è divenuta “normale”, ovvero la prassi. La stragrande maggioranza delle adozioni antecedenti all’83, che venivano dette speciali, sono state ribattezzate “normali”. La maggioranza degli adottati che si rivolgono al nostro forum rientrano in questi casi. L’istituto dell’adozione speciale di cui parliamo sotto è altra cosa.
Sia chiaro inoltre che dire adozione "speciale" o "in casi particolari" è la stessa cosa.
Prima di tutto consigliamo, come sempre, di “indagare” a settori e con ordine: per esempio, prima l’ospedale, poi i documenti in possesso dei genitori adottivi, poi l’istituto per l’infanzia, quindi la madrina desunta dal certificato di battesimo, etc.
L’istituto giuridico dell’adozione c.d. “speciale” avviene quando non ricorrono gli estremi per l'adozione vera e propria (quella ora divenuta "ordinaria" o normale), ovvero quando il minore non è in stato di abbandono morale o materiale. In questa gli adottanti possono aver conosciuto già prima il minore da adottare e la differenza d'età tra adottanti e adottato è di 18 anni.
Inoltre ricorre solo in alcuni casi:
adottante può esser una persona legata al minore per parentela entro il sesto grado (o una persona che il minore conoscesse già bene da prima), ed il minore deve aver entrambi i genitori naturali già deceduti ;
oppure può adottare anche il coniuge nel caso in cui il minore sia figlio, anche adottivo, dell'altro coniuge. ;
e in tutti i casi in cui sia constatata l'impossibilità di affidamento preadottivo per vari motivi (qui di più non dice, non so questi casi quali siano)
La ratio (il senso) della norma è aiutare minori che non sono abbandonati del tutto, ma che hanno bisogno d'una famiglia al più presto perché orfani dei precedenti genitori naturali. Ma c'è di più: qui il figlio adottato aggiunge il cognome dei genitori adottivi a quello dei genitori naturali o biologici, poiché l'adozione speciale non ha efficacia legittimante. Il che vuol dire in soldoni che i rapporti dell'adottato con i parenti della famiglia adottante non sono gli stessi che se fosse adottato in una adozione “normale", ovvero che i suoi diritti successori da adottivo si cumulano con quelli da figlio naturale, che mai si estingue il vincolo con la famiglia d'origine, che l'adottante ha doveri verso l'adottato più simili a quelli d'un tutore che d'un genitore vero e proprio (soprattutto nell'amministrazione dei suoi beni, ricevuti per la morte stessa dei genitori naturali, che può ereditare legalmente solo compiuti diciotto anni)
All’atto pratico:
- se sei stato adottato prima del 1983, e nel tuo provvedimento di adozione c’è scritto "speciale", è solo perché allora era l'unico modo per distinguerla da quella della legge del '67. poi la speciale è divenuta ordinaria, con la legge '83. Quindi nessun mistero, la tua è un'adozione normale come le altre.
- Se non fosse come sopra, saresti stato riconosciuto, avresti diritti ereditari (che ai tuoi 18 anni ti avrebbero comunicato), avresti avuto avvisi e note dal Tribunale dei Minori.
- Ben diverso se tu fossi stato "affiliato": ma se la parola affiliazione non ricorre da nessuna parte, non è questo il caso (si veda nelle f.a.q. la risposta alla domanda sull’istituto giuridico dell’affiliazione).
Ma se hai ancora dubbi in merito, i passi da fare sono:
- Cerca di capire se l’adozione è speciale o meno (rivolgiti ad un legale con competenza in materia di minori, o chiedi ad un’assistente sociale, casomai)
- Cerca di capire se sei stata riconosciuto o no, è essenziale! Vai da un'assistente sociale, anche di un altro istituto provinciale per l'infanzia (si chiamavano così negli anni '70, ora si chiamano "case di accoglienza"), le spieghi tutta la tua situazione, risali così al tuo istituto o a dove stanno le pratiche del medesimo, e poi lì chiedi come fare a sapere del tuo riconoscimento
- Più importante: vai al Tribunale dei Minori cui fa capo il tuo Comune di residenza o a quello del tuo Comune di nascita, fai richiesta di sapere le tue origini (tuo diritto in base all'art 24 della legge 159/2001). La domanda può esser fatta in carta semplice dicendo: “Essendo stato/a adottata nel 19…, chiedo di poter avere accesso al fascicolo relativo alla mia adozione”. Niente di più.
QUAL E’ STATA LA LEGISLAZIONE SULL’ADOZIONE DAL DOPOGUERRA AD OGGI IN ITALIA?
La materia è piuttosto stratificata, con deroghe ed eccezioni di vario tipo. Nell’ordine:
FINO AL 1967 (ovvero quella che allora era l’adozione c.d. ordinaria o “normale”) · Adozione consentita a coppie o singoli purché senza figli. · Età minima 50 anni, massima illimitata; ovvero anche un ottantenne poteva adottare un neonato. · Necessari il consenso da parte dei genitori naturali. L'adozione si configurava come una transazione privata. · L'adozione non troncava i rapporti fra minore e la famiglia d'origine. Il cognome dei genitori adottivi non sostituiva il precedente, ma lo affiancava. · Nessun controllo, da parte del tribunale, sulle capacità educative degli adottanti né sul rapporto instauratosi fra questi e l'adottato, ma mera ratifica degli accordi intercorsi fra gli adottanti e le famiglie di origine o gli istituti.
- I genitori adottivi potevano esprimere preferenze su sesso ed età del bambino, e normalmente venivano accontentati.
LEGGE 431 del 1967 (adozione c.d. “speciale”, che è andata ad inserirsi nel precedente corpus dell’adozione ordinaria del 1967) · Consentita solo alle coppie, anche con figli, ma regolarmente sposate da almeno cinque anni. · Differenza massima di età fra adottanti e adottato: 45 anni; differenza minima: 20 anni. · Riservata ai soli minori di età inferiore agli 8 anni. · Necessaria, prima dell'adozione, la dichiarazione di adottabilità del minore emanata dal Tribunale per i minorenni. Prima dell’adozione definitiva doveva passare un anno di affidamento pre-adottivo (praticamente un “periodo di prova”), dopodichè se l’”abbinamento” andava a buon fine l’adozione, con decreto del tribunale, diventava definitiva, facendo così cessare per sempre ogni rapporto giuridico del minore con la famiglia d’origine. Il figlio adottivo si inserisce nell’asse ereditario dei genitori adottivi, prende il loro cognome (che viene riportato in qualunque documento anagrafico), ha gli stessi identici diritti e doveri di qualunque figlio naturale. · Per i casi che non vi rientravano, l'adozione ordinaria e l'affiliazione restavano in vigore con le modalità già descritte.
LEGGE 184 del 1983
· L'adozione "speciale" diventa la forma normale dell'adozione. L'adozione ordinaria (quella del ’67) viene limitata ai casi di adozione di un maggiorenne. · L'adozione è consentita alle coppie, con o senza figli, sposate da almeno tre anni. · Differenza massima di età fra adottanti ed adottato: 40 anni; differenza minima: 18 anni. · La possibilità di essere adottati viene estesa a tutti i minori, da zero a 18 anni di età. · Estensione anche all'adozione internazionale degli stessi requisiti di idoneità necessari per quella nazionale · Soppressione dell'affiliazione e regolamentazione dell'affidamento familiare a scopo educativo.
* Nell’83 l'adozione speciale ha preso il nome di normale, ed è divenuta, in sostanza, la prassi per la maggioranza delle adozioni. Le adozioni antecedenti all’83 sono state riincasellate nella normale.
LEGGE 149 del 2001
La legge dell'83 è stata modificata nel 2001 dalla Legge n. 149, che vi ha apportato alcune variazioni.
Segnaliamo quelle di maggior rilievo:
- art 1: il diritto del minore ad esser allevato nell’ambito della propria famiglia. Le condizioni di indigenza dei genitori (naturali, ndr) non possono essere di ostacolo all’esercizio di tale diritto.
- art 24,
Comma 1: il minore deve esser informato dai propri genitori adottivi della propria condizione di figlio adottivo.
Comma 4: le informazioni circa i genitori biologici del minore possono esser fornite ai genitori adottivi solo qualora sussistano gravi e comprovati motivi (attinenti alla salute psicofisica del minore, ndr).
Comma 5: l’adottato, raggiunti i 25 anni d’età, può accedere alle informazioni relative al suo fascicolo di adozione. Può farlo anche a 18 anni, qualora sussistano gravi e comprovati motivi attinenti alla sua salute psicofisica.
Comma 7: l’accesso alle informazioni non è consentito se l’adottato non sia stato riconosciuto alla nascita dalla madre naturale o qualora anche solo uno dei genitori biologici abbia dichiarato di non voler essere nominato.
LEGGE 476 del 31 dicembre 1998
In tema di adozione di minori stranieri il Parlamento italiano ha ratificato, nel 1998, la convenzione per la tutela dei minori fatta all’Aja nel 1993. Anche se in gran parte disattesa, la parte più significativa della ratifica è quella che sancisce il diritto del minore di conoscere le proprie origini biologiche, sempre nei modi e nei tempi di legge. Un piccolo passo avanti che mostra comunque il cambiamento dei tempi, e che ci auspichiamo possa esser di esempio alla modifica della legislazione avente per oggetto l’adozione dei minori italiani (e con effetto retroattivo), specificamente del comma 7 art 24 legge 149/2001.
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